Albert Einstein e il suo autista.

Probabilmente la leggenda metropolitana più famosa della storia della fisica è quella che vede protagonisti Albert Einstein e il suo autista.

Albert Einstein e il suo autista

Einstein emigrò negli Stati Uniti nel 1933, accettando il posto di professore al prestigioso Institute for Advanced Study di Princeton. La sua Teoria della Relatività si stava affermando con forza, grazie anche alle prime conferme sperimentali (la più famosa delle quali avvenuta nel 1919). Tuttavia, a quel tempo, la sua immagine non era ancora di dominio pubblico e non tutti erano in grado di riconoscerlo. Negli USA Einstein era chiamato continuamente a tenere conferenze e veniva sballottato da un’università a un’altra.

Albert Einstein e il suo autista.

Ma il buon professor Einstein non sapeva guidare e gli affiancarono un autista, Harry. Sebbene Harry non conoscesse la matematica, e ben che meno la fisica, ascoltava assorto ogni conferenza dalle ultime file.

Un giorno, mentre era in viaggio, Einstein si confidò con l’autista, dicendo di essere terribilmente stanco di tenere continue dissertazioni in pubblico. Harry pacatamente rispose: “Professor Einstein, ho ascoltato la sua lezione un centinaio di volte e, anche se non ci capisco un bel niente, sono sicuro di poterla ripetere parola per parola”. All’inizio titubante, il padre della Teoria della Relatività realizzò che nessuno in quell’università lo aveva mai visto e decise di accettare la proposta.

Arrivati nel luogo della conferenza, Einstein si accomodò negli ultimi posti e Harry salì in cattedra. Nel frattempo, un professore si era vantato di essere uno dei maggiori esperti della Relatività; diceva di essere arrivato a una comprensione addirittura più profonda dell’autore e che non vedeva l’ora di porre alcune domande. Harry fu magistrale nell’interpretazione, nessuno si era accorto di niente e la lezione passò via tranquilla. Giunti al termine, dal pubblico il professore un pochino presuntuoso alzò la mano e formulò una domanda alquanto insidiosa, con l’intenzione di mettere in mostra la sua competenza sull’argomento. Harry sussultò un attimo, ma poi si riprese e disse:

“Lei è un bravo studioso ma non riesco a immaginare che qualcuno possa formulare una domanda così semplice. In effetti è talmente tanto semplice che lascerò che sia il mio autista, seduto là in fondo, a rispondere al mio posto.”

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Redazione

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