Alessandro Di Battista. Un fastidioso e inutile cazzaro

Alessandro Di Battista. Un fastidioso e inutile cazzaro. Uno tra i personaggi peggiori della nostra storia repubblicana. Il New York Times lo inserì nella classifica dei bugiardi

L’amato e compianto maestro Vittorio Zucconi lo chiamava l’Alessandro Kikazzè Di Battista, er Kissinger de noantri. E il maestro i cazzari li riconosceva subito alla prima occhiata, si sbagliava raramente. Alessandro Di Battista, detto anche il Che Guevara di Roma nord; roba che se questa stupidaggine la potesse sentire il dottore in medicina Ernesto Guevara da Rosario, Argentina, uscirebbe fuori dalla sua tomba mausoleo a Santa Clara per prendere a badilate in testa chi l’ha detta, chi la pensa e probabilmente anche chi adesso sta perdendo tempo a scrivere un pensiero su quel pomposo e inutile cazzaro del capo popolo grillino.

Un inutile cazzaro

Un bugiardo cronico, maestro dei voltafaccia, abile nel sapersi ritagliare uno spazio tutto suo tra l’ala più ortodossa del Mo vi Mento, quella del no a qualsiasi alleanza ma che poi in parlamento ha votato la fiducia a governi in cui il M5S si è alleato con la Lega prima, il PD poi, ma anche con tutti gli altri messi insieme.

Nel 2016, periodo in cui Di Battista era più in auge che mai, il New York Times lo mise nella classifica dei politici più bugiardi al mondo grazie a questa sua bufala consegnata agli annali delle stronzate “Nigeria, vai su Wikipedia: 60% del territorio è in mano ai fondamentalisti islamici di Boko Haram, la restante parte Ebola” Una frase buttata lì senza senso, senza conoscere l’argomento e senza neanche essersi preso il disturbo di approfondire un minimo la questione “Bugie del genere – concludeva il NY Times – sono divertenti da leggere, ma segnalarle è un affare serio: la disinformazione incontrollata può determinare il risultato delle elezioni, minare gli sforzi per proteggere la salute pubblica e persino portare le nazioni in guerra” Non serviva l’intervento di uno dei giornali più autorevoli al mondo per farci sapere che Di Battista è un cazzaro, ma è un aiuto che a suo tempo abbiamo apprezzato molto.

Un personaggio creato dagli sceneggiatori del M5S capeggiati da Casaleggio per essere contrario e complementare a quell’altro fenomeno del ministro degli Esteri Di Maio. Uno con il compito di incarnare la rivoluzione a suon di scuregge e fake news, la protesta fine a se stessa, la rabbia inutile e il rumore; l’altro usato per dare al M5S una parvenza moderata, istituzionale, diciamo più seria. A suo tempo qualcuno con un tweet riuscì a riassumere perfettamente la questione “Di Maio è perfetto per essere il capo dei 5S.
Arrivista ignorante con il sorrisetto ebete e il vestitino da agente Tecnocasa. Come i grillini. Ma anche Di Battista lo è: nullafacente da bar che parla di tutto e non capisce un cazzo di niente. Come i grillini. Perfetti entrambi”

Di recente, è argomento di questi giorni, Di Battista si è preoccupato di farci sapere la sua riguardo all’attuale Presidente del Consiglio. “Non mi fido di Draghi per il suo passato, per i macroscopici errori che ha collezionato, per la scarsa empatia, non mi fido di lui perché è un tecnico che si è formato nell’humus del capitalismo finanziario”. I macroscopici errori commessi in passato di cui parla il Dibba quali sarebbero? Aver salvato la banca Europea? Forse lui avrebbe fatto di meglio.

Alessandro Di Battista. Un fastidioso e inutile cazzaro

Scarsa empatia? Qui purtroppo dobbiamo affrontare, anche se con poche parole, un argomento serio: in Italia si premia più la simpatia, il saper comunicare, la piacioneria televisiva rispetto alla competenza, al prestigio, alle capacità e all’autorevolezza. Purtroppo finché non ci sarà una presa di coscienza collettiva riguardo a questo problema, saremo costretti a ritrovarci politici imbonitori ma incompetenti, con tutto quello che ne consegue. Tecnico che si è formato nell’humus del capitalismo finanziario, questa è solo la frasetta stupida per acchiapare like da qualche comunistello sfigato, ce ne sono in abbondanza sui social, meno nella realtà per fortuna.

Ma se proprio Di Battista vuole mettere in discussione il curriculum di Draghi allora noi mettiamo in discussione il suo e vediamo se davvero Uno vale Uno.

Adriano Zaccagnini, uno dei primi grillini eletti in parlamento, di lui ha detto “Con di Battista feci la campagna elettorale del 2013 e mi ci volle poco per capire che aveva un solo obiettivo: essere eletto per diventare famoso” La ricerca della notorietà per Di Battista comincia da lontano, in quel posto dove tutti vanno quando vogliono diventare famosi: Amici di Maria De Filippi, non proprio l’istituto di studi comunisti delle Frattocchie.

Fece il provino per la trasmissione nella stagione 2002/2003, ma fu scartato, non sappiamo se sia andato a ballare, a cantare o a raccontare barzellette, fatto sta che fu mandato via. Per certe cose serve talento e spirito di sacrificio, molto più facile fare il politico. In seguito, mentre Mario Draghi veniva nominato Vice Chairman e Managing Director dalla Goldman Sachs per guidare le strategie europee dell’istituto dalla sede di Londra, Alessandro Di Battista faceva l’animatore nei villaggi turistici e si faceva chiamare Cuore di Panna.

Qualche anno dopo si candida alle comunali di Roma con la lista “amici di Beppe Grillo”, non viene eletto, la lista prende il 2,6%, Alemanno diventa sindaco al secondo turno e intanto Mario Draghi è governatore della Banca d’Italia.

Alessandro Di Battista. Il che Guevara di Roma Nord

Gironzola per il Sud America qualche anno. Passa il tempo scrivendo reportage che non legge nessuno tranne appunto Casaleggio che gli fa pubblicare anche un libro dalla sua casa editrice. Torna in Italia e diventa uno degli attivisti più riconoscibili del M5S. Partecipa alle cliccarie sul Blog di Grillo (all’epoca non c’era ancora Rousseau) e dopo aver ricevuto 313 like diventa parlamentare. In parlamento gran parte della sua attività consisteva nel fare il piacione e lanciarsi con lo scatto di un centometrista su ogni microfono delle televisioni fuori Montecitorio. Gira l’Italia in scooter per convincere la gente a votare contro il referendum di Renzi nel 2016. Referendum osteggiato persino dentro al PD ma Di Battista riesce comunque a intestarsi la vittoria dei NO. Trova anche il tempo di fare un video in cui paragona il PD alla piovra della mafia ma dalle parti del Nazareno se ne sono dimenticati tutti.

Al termine della legislatura decide di prendersi un giro di pausa. In verità non vuole bruciare il suo secondo mandato per poter tornare eleggibile in futuro; chissà come avrà preso il fatto che il limite al secondo mandato non esiste più. Dopo l’esperienza da parlamentare diventa scrittore pubblicando un libro con Rizzoli, ossia Mondadori del tanto odiato “male assoluto” Berlusconi, ma si sa, pecunia non olet. Oltre a scrivere libri, tra cui uno anche su Bibbiano che non è mai uscito, chissà perché, viaggia da reporter per il Fatto Quotidiano, fa corsi di falegnameria e posta minchiate populiste sui social. Il tutto mentre Mario Draghi a capo della Banca Europea salva la moneta unica.

Amato dai supporter ma antipatico agli stessi politici del M5S, Guia Termini mentre si stavano organizzando gli Stati Generali Grillini fu abbastanza chiara al riguardo “Di Battista ancora non è entrato ufficialmente nel gruppo dei capoccia nonostante ci sia stato fino all’altro ieri e già mi ha rotto i coglioni. Perché c’era lui durante certi momenti decisionali prima di sparire ovviamente, ma non vi turbo troppo, avete bisogno di credere in qualcosa e anziché scegliervi una religione avete scelto la politica.”Egocentrico cronico vai a fermare Tap in 15 minuti con la sola imposizione delle mani, vai dai”

Ma quindi, alla fine, chi è Di Battista? Soltanto un narcisista parossistico, senza nessuna formazione politica, un uomo mediamente intelligente che sa come raccattare consenso sparando boiate. Un populista estremo, un guastatore pericoloso per le dinamiche democratiche. Fanatico un cialtrone che da sempre strizza l’occhio sia agli estremisti di sinistra che a quelli di destra. Uno che non offre soluzioni ma cerca solo di attirare i fari su di lui. La definizione migliore ce l’ha regalata Carlo Calenda “un gran buffone e un cretino”. Bene così, Carletto quando vuole sa essere molto chiaro. A febbraio decide di lasciare il Movimento e continuare il suo ruolo da battitore libero. Adesso sta per uscire un’altra sua opera letteraria, stavolta contro il governo Draghi, da lui definito governo dell’assembramento. Ormai è pronto per fare il naufrago all’Isola dei Famosi.

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Redazione

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