Billions stagione 6. Recensione

In onda su Sky i primi due episodi della stagione 6. Senza Bobby Axelrod le premesse non sono buone

Può una serie TV sopravvivere all’uscita di scena del suo protagonista? Dipende. A volte sì, ci basta pensare che Ned Stark è morto alla fine della prima stagione del Trono di Spade. Ma chiedere a Billions di sopravvivere senza Bobby Axelrod /Damian Lewis sarebbe come chiedere a Breaking Bad di andare avanti senza Walter White, insomma, una cosa decisamente improbabile.

Billions stagione 6. Recensione

In Billions poi non c’è stata neanche una preparazione narrativa adeguata ad introdurre l’uscita di scena del suo protagonista, è successo troppo in fretta a causa del grave lutto che ha colpito l’attore Damian Lewis, la perdita della moglie, la brava attrice britannica Helen McCrory.

Bobby Axelrod è andato via all’improvviso, in appena due puntate, seguendo lo straccio di una sceneggiatura scritta in emergenza e che ha evidenziato molti ma naturali limiti, anzi, altri avrebbero fatto peggio perché, è doveroso ricordarlo, Billions è comunque una serie TV di altissima qualità.

Il cast.

Ed è una serie di qualità anche e soprattutto per il cast, probabilmente il migliore di tutte le serie adesso in circolazione, anche più di Yellowstone nonostante la monumentale presenza di un gigante come Kevin Costner.

Paul Giamatti non ha bisogno di presentazioni, è uno dei migliori attori del mondo, Corey Stoll, chiamato in un certo senso al ruolo di protagonista con il suo Micheal Tommaso d’Aquino Prince è un attore di talento. David Costabile, il vero fenomeno dello show, ci delizia in ogni posa e così via, eppure queste due prime puntate hanno evidenziato l’enorme fatica che la serie sta facendo, e farà, ad andare avanti senza Bobby, senza il suo carisma, senza la sua rabbia, le sue debolezze e le sue enormi contraddizioni.

Billion stagione 6. Recensione

Ritroviamo quindi un Chuck Rhoades che senza il suo nemico preferito inizia a fare il crociato contro l’eccesso e l’avidità della classe miliardaria, senza un bersaglio preciso, come se fosse spinto da una frenesia di giustizia socialista e populista, eppure il background del personaggio, nato nell’agio e nella ricchezza del padre, non dovrebbe permettergli un evoluzione del genere. Con Bobby era un problema di “donne”, non una crociata contro il capitalismo in generale.

L’impressione è che con questa sesta stagione voglia resettare tutto l’impianto narrativo delle precedenti stagioni e concentrarsi su una sceneggiatura che indirizzi la serie più su un piano etico. La “giustizia sociale” di Chuck Rhoades e il “capitalismo buono” di Micheal Prince, e sta proprio nello scambio “Axe con Prince” ciò che distingue davvero questa stagione.

È un cambiamento culturale enorme che porta un’aria completamente diverso nel grande ufficio della vecchia Axe Capital. (“Lavoravamo per un assassino”, si lamenta uno dei suoi dipendenti. “Ora il nuovo capo vuole sapere come ci sentiamo.”) Gigantesche tele d’arte moderna a sette cifre scendono dai muri per far posto ai ritratti di Stacey Abrams.

Wags (David Costabile) è alla deriva in questo nuovo ordine logistico dove non è il secondo in comando di nessuno. Anche la colonna sonora di Brendan Angelides cambia, levigando il suo aggressivo lato industriale per qualcosa di più in linea con l’approccio meno conflittuale di Prince.

Una stagione che inverte la tendenza

Wendy (Maggie Siff) non deve più essere bloccata nel mezzo del tiro alla fune tra Chuck e Axe, anche i suoi problemi coniugali e i suoi sentimenti latenti per il suo ex capo vengono spazzati via e questo la rende libera di essere qualcuno il cui lavoro professionale riceve più attenzione.

Anche altre persone della “Michael Prince Capital” beneficiano di qualche considerazione in più. Ben Kim (Daniel K. Isaac), il cui stile è sempre sembrato in contrasto con il comportamento spietato di Axe, si trova più a suo agio in questa nuova situazionea. Taylor Mason (Asia Kate Dillon), che sta ancora cercando di capire il proprio posto nel mondo, appare meno in contrasto con se stessa e più libera ma il suo personaggio, né uomo né donna, inizia a essere noioso avendo perso ormai la spinta originale dell’inizio.

Un’inversione di tendenza che però in questi due nuovi episodi andati in onda su Sky decolla a stento e lascia nello spettatore una sensazione di mancanza, di incompleto.

Axe però non è morto, sta solo in Svizzera con due o tre miliardi di dollari a disposizione e sebbene Damian Lewis abbia “ufficialmente” lasciato la serie, possiamo ancora sperare di vederlo tornare.

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Redazione

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