Intervista allo scrittore Bruno Cavallari

Intervista allo scrittore Bruno Cavallari, autore del romanzo “Domino”

Intervista allo scrittore Bruno Cavallari

Ciao Bruno, grazie per averci concesso questa intervista. Ti andrebbe di presentarti ai nostri lettori e aiutarli a conoscerti meglio?

Ciao, grazie a voi. Mi piacciono le interviste.  So un uomo di 52 anni. Sono nato a Roma e vivo a Torrita Tiberina. Sono sposato, ma non ho figli. Amo i libri e mi piace ascoltare la musica elettronica quando scrivo, per suggestionarmi.

Sappiamo che prima di dedicarti alla scrittura collaboravi come consulente con gruppi musicali ed etichette discografiche indipendenti. Raccontaci qualche aneddoto, consigliaci qualcosa da ascoltare.

La cosa più divertente era il soundcheck: la prova dei suoni che i gruppi fanno prima del concerto. Nonostante io non sapessi suonare, una volta eseguita una canzone il gruppo si fermava per guardarmi con aria interrogativa. Io davo la sentenza e insieme a uno di loro cominciavamo a discutere con il fonico. Gente strana i fonici. È trascorso molto tempo e i gruppi con cui collaboravo si sono tutti estinti. Posso citare i The Flies, un gruppo che si rifaceva alle sonorità dei Rolling Stones; i Cosmonauti, gruppo surf, i Transex e i Bingo, che sono due gruppi punk molto potenti. Qualcosa si trova in rete.

Scopriamo dalle tua biografia che sei cittadino di Roma, vuoi parlarci un po’ di quella che è la tua  città natale e soprattutto quanto di Roma è presente nelle tue opere. Se, ed eventualmente in che modo, Roma ha influenzato la tua  scrittura.

Ho vissuto a Roma da quando sono nato, fino al 2001. Poi mi sono trasferito a Torrita Tiberina. A Roma abitavo in centro, dalle finestre di casa mia si vedeva il Colosseo, piazza Venezia, il Quirinale, i Fori Imperiali. Roma è presente nei miei libri non solo perché la conosco molto bene ma anche perché, in quanto metropoli, il suo territorio si presta perfettamente come location neutra per raccontare le storie. Se pensate a un piccolo paese o a una provincia italiana, se facesse da sfondo a una storia lo scrittore sarebbe costretto a descrivere le strade, gli abitanti, il carattere delle persone… Con Roma tutto è il contrario di tutto, e ognuno di noi può metterci dentro le sue immaginazioni. Paradossalmente Roma passa in secondo piano, è un sottofondo, quello che conta è la storia che si sta raccontando.

In attesa di spostare il discorso sulla novità parliamo dei tuoi due lavori che hai pubblicato precedentemente. “Al posto suo” e “Basta poco”

“Al posto suo” è una raccolta di racconti in cui il filo conduttore è che i personaggi principali delle storie non sono esseri umani ma oggetti: una storia d’amore tra due autobus, il conflitto di interessi tra un whiskey e la bottiglia che lo contiene,  un sacco a pelo abbandonato in un albergo… Per fare alcuni esempi.

“Basta poco” è un libro strano, difficile da scrivere e da leggere. Un esperimento direi. Un thriller dove le apparenze ingannano, in cui tre personaggi con altrettanti punti di vista si alternano per poi incontrarsi alla fine.

 Adesso possiamo finalmente parlare di Domino, il tuo ultimo libro. Parlacene liberamente nei modi che preferisci.

Domino è una storia che si svolge durante la primavera, l’estate, l’autunno e l’inverno a cavallo del 2016 e il 2017. C’è una strana eredità che Alessio, il personaggio principale, appassionato di fotografia, riceve inaspettatamente e che lo porterà a incontrare e confrontarsi con quattro donne. Una per ogni stagione.

Possiamo definirlo un romanzo di formazione?

No.

Qual è, secondo te, il genere di pubblico che potrebbe maggiormente trovare interessante la tua scrittura.

Per quanto riguarda Domino, un pubblico che vuole un po’ di distrazione, che ama farsi intrattenere ma a cui all’occorrenza piace mettersi in discussione, sempre con ironia, con il sorriso sulla bocca. La  mia vuole essere una letteratura di evasione.

Chi sono i personaggi dei tuoi romanzi? Li inventi  ispirandoti alle  persone che hai conosciuto nella vita reale, gente che potremmo incontrare ogni giorno, oppure sono autenticamente frutto della vena artistica e creatrice dello scrittore?

I personaggi principali di Domino, le quattro donne ad esempio, sono persone che ho inventato io ma che seguono il carattere e l’aspetto fisico di un progetto narrativo che nasce a monte. Mi spiego meglio. Quando faccio la scheda di ogni personaggio principale, inserisco nel carattere particolari che sono elementi fondamentali della storia che voglio narrare e che sono andato a ricercare nei libri. Una volta individuato un carattere lo definisco nei minimi particolari, cercando di entrare nella logica, nelle passioni e nelle contraddizioni di ognuno. Parto da un elemento del carattere e su quello costruisco il resto. Altri personaggi, invece, sono persone reali che conosco personalmente. L’unica differenza è che ho cambiato loro il nome.  Per certe competenze specifiche conduco interviste con professionisti dei settori che entrano in gioco nel libro e che grazie alle loro informazioni possono sicuramente arricchire il romanzo.

Secondo te qual è il segreto per conquistare un lettore?

Bella domanda. Non lo so. Posso provare a fare un’ipotesi. Per me lo scrittore dovrebbe avere le antenne della sua sensibilità ben alzate. Capire cosa piace a lui e quali delle cose che piacciono a lui possano piacere, in quel momento storico e sociale, alla gente. Io dico sempre che una storia vale la pena di essere raccontata se è in grado di intrattenere vecchi amici che si incontrano una sera per stare insieme. Poi certo dipende dagli amici che uno ha. Nei miei libri ci sono i sentimenti di tutti i giorni, quelli con cui tutti noi ci confrontiamo il 99% del tempo in cui siamo svegli. Come dice Marzia Gandolfi, riferendosi al film di Abdellatif Kechiche, “Mektoub, My love: Canto Uno”… il mondo, gli altri, gli scambi, le danze, la gioia, la febbre, l’inquietudine, l’amore, il sesso.

Chi sono, tra i grandi della letteratura mondiale, presente e passata, i tuoi maestri, quelli che con le loro opere più hanno contribuito alla tua formazione, o semplicemente quelli che ammiri di più per tecnica e creatività?

Sono tanti, ma preferisco citarne solo una: Jane Austen. Nei suoi libri ho trovato sentimenti che sono e saranno sempre attuali, e in più una tensione narrativa frutto di un’architettura perfetta. Un castello solido costituito in special modo dalla trama in se stessa ma soprattutto dai dialoghi, a cui sono particolarmente legato. Credo che lo stesso Tarantino vi si sia ispirato in quasi tutti i suo film. 

Ultima domanda, consiglia un grande classico della letteratura a chi non l’ha letto. So che è difficile scegliere un solo titolo, ma la sfida è proprio questa: quale libro secondo te bisognerebbe leggere assolutamente?

Le mille e una notte.

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