Fubar. Recensione

Fubar, la nuova serie Netflix con Arnold Schwarzenegger, recensione

Il culturista diventato attore diventato politico incarna davvero lo status di “magnate”. Schwarzenegger ha dominato il genere d’azione negli anni ’80 e ’90 e il suo impatto culturale rimane ancora oggi. Se fosse nato in Ohio o nel Montana probabilmente adesso sarebbe presidente degli Stati Uniti, ma invece gli tocca ancora lavorare. Sia chiaro Schwarzy è uno che il mestiere l’ha sempre fatto bene, è un mito, ma forse la sua sola presenza non basta a tenere in piedi uno show.

Tuttavia, la sua carriera post-governativa non ha generato molti successi. FUBAR cerca di rinvigorire la sua carriera mentre passa alla TV. Sebbene la serie sia sorprendentemente divertente, il ripetersi della formula “papà lo sa fare meglio” impedisce allo spettacolo di raggiungere il suo pieno potenziale.

Fubar. Recensione

Recensione della serie Fubar.

Dopo aver completato una missione un po’ troppo movimentata per la sua età l’agente della CIA Luke Brunner (Schwarzenegger) dice di andare in pensione. Il suo supervisore Barry (Milan Carter) gli dice però che l’agenzia ha bisogno di lui per un’ultima volta.

Con sorpresa di Luke, la sua missione lo porta faccia a faccia con Boro Polonia (Gabriel Luna), il figlio di un uomo che ha assassinato. Ancora peggio, la CIA ha un agente con Boro la cui copertura sta per saltare. Quell’agente? La figlia di Luke, Emma (Monica Barbano), che si è unita alla CIA all’insaputa di suo padre.

La leggendaria carriera e l’impatto di Schwarzenegger sul genere d’azione non possono essere sopravvalutati. Le sue battute rimangono popolari fino ad oggi e ha contribuito a dare impulso alla carriera di diversi registi d’autore. La sua capacità di interpretare in modo credibile la commedia e l’azione è stata a lungo la sua più grande forza. Ma Fubar ogni tanto si addormenta, si perde, diventa leggermente noiosetta tra una una scena d’azione e l’altra.

Consigliata o no?

La mia recensione su Fubar non è da 5 stelle, ma attualmente sul catalogo di Netflix non c’è molto altro da guardare. Tra le nuove proposte in tema di Serie Tv questa mi sento di poterla definire guardabile. Sì, alcune scene sembrano davvero tutte uguali, la scrittura a volte appare lacunosa. I ritmi o sono troppo alti o troppo bassi. Il tema “della moglie” è stato sviluppato poco e male, ma nel complesso questo “involontario” seguito di True Lies è abbastanza divertente. Il potenziale per fare un balzo nella seconda stagione c’è! Speriamo bene.

P.S.

FUBAR è un acronimo usato dai soldati americani che significa Fucked Up Beyond All Repair/Recognition traducibile con Fottuti oltre ogni possibilità di recupero.

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