GESTI

VISIONE A FALDA LARGA – Un punto di vista con cappello e fossette. Rubrica di Alessandra Cappabianca

Forse la mia parola preferita: “gesti”. La ripeterò spesso nelle righe che seguono, ferma nella mia idea di non volerne trovare sinonimi.

E’ bellissima quando esce dalle labbra e, prima ancora, in quella frazione di tempo incalcolabile in cui la pronunci, mentre la G fa toccare il palato con lingua e poi tutto si libera; in quell’istante, prendi un’impercettibile boccata d’aria. Inspiri.

Il gesto è un movimento e mi piace ricollegarlo al “movimento” musicale. E, così come nella musica ci sono tanti accenti, nella vita di tutti i giorni, ogni cosa che fai può assumere tinte, accenti diversi a seconda del singolo gesto con cui accompagni i tuoi “fare”.

I gesti ti cambiamo la vita perché, al di là delle grandi emozioni, delle avventure o di tutte le altre cose che non accadono nel quotidiano (beata disillusione!), la vita è un susseguirsi di giornate, di ore, di cose da fare, di piaceri da provare, di tristezze da scacciare.

Allora oggi mi piace condividere con voi alcuni dei miei gesti preferiti, a partire dai gesti femminili, come sciogliere lentamente il foulard e liberare il collo o come sfilarsi un guanto e poi stringerlo lievemente nella mano ormai nuda, mano che poi proteggi con l’altra, quella che inspiegabilmente tieni ancora vestita. Ho fatto caso solo di recente alla grazia di questi due movimenti che ti fanno sentire più bella anche quando tutto e tutti ti farebbero credere il contrario. Armonia.

Tra i gesti ricevuti, uno tra tutti, il primo assoluto: ricevere qualcosa dalle mani di un bambino! Oh sì sì, che delizia per l’anima è un bambino che ti porge una figurina, un cioccolatino, il suo giocattolo, le sue timide scuse!

Mi piace piegare le lenzuola. O entrare nel letto “il giorno delle lenzuola appena cambiate”, il giorno più bello della settimana, quello in cui entri piano piano nel letto per non rovinare tutto.

Mi piace apparecchiare sempre con cura la tavola quando aspetto qualcuno a cena. E mi piace aspettare qualcuno per cena… che non è un gesto ma puoi riempire l’attesa di altri gesti, come accendere luci soffuse, far partire la musica giusta, assaggiare il sugo. “Assaggiare il sugo”… CHE GESTONE!!! Lo adoro persino io che non so cucinare. Farei sughi solo per il gesto di soffiare sul cucchiaio di legno prima di posarci sopra la lingua!

Anche quando sono da sola, apparecchio con amore il vassoio dei miei tanti TV dinner.

Non rubo il tempo a nulla nel fare questo, lo miglioro.

“Esatto!” – mi do ragione da sola… e rido. Rido ma sono certa di avere ragione: i gesti possono migliorare i tuoi giorni, così come possono rovinarli.

E allora vi propongo un piccolo gioco:

Vi elenco alcuni gesti che faccio spesso o che ho notato fare e vi invito a chiudere gli occhi ed immaginare voi stessi nel farli:

Ringraziare con un cenno del capo o un sorriso chi frena in macchina mentre tu attraversi sulle strisce, perché – ok – è un suo dovere e un tuo diritto ma ringraziare è sempre dolce; lo vedi nello sguardo del guidatore che è un gesto dolce.

Versare da bere al commensale.

Raccogliere qualcosa caduto in terra ad altri, estranei o meno.

Rimettere in ordine la scrivania prima di lasciare l’ufficio.

Cedere il posto sui mezzi pubblici (non ditemi che è scontato! Prendo i mezzi tutti i giorni ed è sempre più un fatto raro).

Offrire. Chiedi all’amica che sdraiata al tuo fianco sotto il sole se vuole un po’ della tua crema solare prima ancora di spalmarla su di te. Dì “vuoi?” a chi ti è di fronte mentre scarti un pacchetto di caramelle.

Accompagna il solito “buongiorno” al condomino che va di corsa con un sorriso.

Sorridi con affetto quando ti danno un consiglio scontato. Non farti prendere dai nervi, è il suo modo goffo per starti vicino.

Sorridi a chi fa una cosa buffa. Fai una cosa buffa. Sfottiti ogni tanto.

Esci dal bar dicendo “Buona giornata!” al posto di un “arrivederci”, educati entrambi i modi ma il primo è un augurio.

Dì sempre “grazie” anche per le cose scontate. Io, ad esempio, dico “grazie per avermi chiamato” dopo una lunga telefonata passata a parlare di nulla ma iniziata con un “come stai?”.

A proposito, usa il telefono non solo per parlare freneticamente in strada mentre ti sposti da una parte all’altra ma, almeno ogni tanto, torna a casa, sdraiati cinque minuti per comporre un numero e dire a voce “com’è andata la giornata?”.

Cammina dritto. Cammina dritta.

Avete chiuso gli occhi e immaginato voi stessi nel fare le cose che ho elencato? Come vi siete visti? Come vi sentite? Bene, vero? Belli, vero? Belle, vero?

Ma il gioco non è finito.

Ora richiudete gli occhi ed immaginate di fare l’esatto opposto: Attraversate le strisce incuranti e sgarbati, mettetevi in bocca una caramella mentre l’altro resta a guardare… e così via, ripercorrete tutto l’elenco al negativo.

Come vi siete immaginati in questa versione senza gesti belli, senza cura? Peggiori, forse anche più tristi.

E qui volevo arrivare: i gesti migliorano chi li compie prima ancora di chi li riceve.

Fatevi un regalo ogni tanto: concedetevi dei gesti.

Mi piacerebbe leggere anche i vostri “gesti belli”, quelli che fate, ricevete o vi ripromettete di fare, anche dopo aver letto le mie tante parole. Se volete, lasciatemi qualche pensiero tra i commenti.

Stasera torno a casa, cammino dritta, sperando di incrociare lo sguardo di un bambino in metro, sorrido da sola incurante di sembrare pazza. E, una volta a casa, mi tolgo dolcemente il foulard!

Ps: “BUONA GIORNATA!”(“Fate, dite, scrivete cose belle. Ne abbiamo tutti bisogno” – Max)

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Alessandra Cappabianca

Alessandra Cappabianca nasce nel 1972 e sin da giovane viene condannata a essere chiamata con una lettera di cinque lettere, la Cappa. Ancor prima, fin da minuscola inizia a vedere il mondo da un tappeto, abitudine che non ha mai perso. Si sdraia e vede le cose con la complicità della sua migliore amica, la fantasia. E' così che ai suoi occhi le cose migliorano. Ed è così che cerca di raccontarle. Appena può viaggia anche con il corpo, non solo con la mente. Al "bene o male" preferisce il "bene e mare".