Hunters. Andiamo a caccia di nazisti con Al Pacino.

La serie di Amazon Prime vede Al Pacino alla guida di un gruppo di vigilantes che negli anni ’70 dà la caccia ai nazisti rifugiati in America

Come fai a raccontare l’Olocausto sullo schermo? Si è trattato di un evento di una così tale mostruosità che qualsiasi esplorazione rischia di sembrare inadeguata, oscura oppure entrambe. Il recentissimo film Jojo Rabbit ha certamente mostrato come affrontarlo senza affrontarlo: guardandolo dalla prospettiva obliqua di un giovane nazista, usandolo come architettura per una storia accattivante e di fantasia. Al contrario, il nuovo show di Amazon, Hunters, realizza qualcosa di miracoloso: Immediatamente diventa sia un racconto sulla memoria ma che ha in sé anche un  impatto emotivo  di grande livello – una combinazione che non diventa sacrilega com’era nei timori di molti appassionati del genere.

L’anno è il 1977 e tre decenni dopo la loro sconfitta in Europa, i nazisti si sono inseriti nel tessuto dell’establishment americano. Jonah Heidelbaum (Logan Lerman) è un ragazzo ebreo di 19 anni, dopo l’omicidio di sua nonna Ruth entra in contatto con Meyer Offerman (Al Pacino), sopravvissuto ai campi di concentramento e vecchio amico proprio della nonna di Jonah, con la quale aveva condiviso gli anni della prigionia.

Offerman rivela al ragazzo che Ruth  faceva parte di un gruppo di uomini e donne impegnati a dare la caccia ai nazisti presenti sul suolo americano. Ben presto Jonah viene reclutato dalla banda venendo così a conoscenza anche  di un complotto per stabilire un Quarto Reich negli Stati Uniti.

Sin dalle prime scene appare evidente che lo stile di riferimento della serie è quello di Quentin Tarantino. Dalla colonna sonora funk-soul, alla violenza travolgente e al dialogo intossicato dalla cultura pop l’influenza del regista difficilmente può essere ignorata. Inoltre fu proprio Tarantino a mostrarci la sua fantasia di vendetta sull’Olocausto con “Bastardi senza gloria del 2009”.

Hunters. Andiamo a caccia di nazisti con Al Pacino

In Hunters, vediamo non solo come i nazisti si sono facilmente incorporati nella loro nuova patria, assicurandosi posizioni importanti  nelle istituzioni, dalla Nasa fino al governo, ma anche come l’intolleranza al centro della loro ideologia riprovevole si stia riflettendo nella società degli Stati Uniti. Una delle scene più accese vede la banda dare la caccia a un gerarca che ora si è rinnovato come consulente politico. La trovano nella sua elegante casa modernista nei sobborghi di New York, mentre intrattiene i suoi ospiti con un discorso che elogia il “principio conservatore del duro lavoro” e sbeffeggia il welfare. Questa, ma anche altre scene che non vi raccontiamo per non rovinarvi lo spettacolo, ci fanno capire come in Hunters le nostre democrazie liberali occidentali sono descritte in un modo non poi così lontano dal fascismo. Particolare questo che diventa pertinente ma anche inquietante se ci fermiamo a pensare che  negli Stati Uniti i bambini messicani sono tenuti in gabbia e che nel Regno Unito, appena qualche giorno fa, uno stretto collaboratore del Primo Ministro si è dimesso in seguito alla presunta apparizione di vecchi commenti online in cui sembrava difendere l’eugenetica.

La serie ha ricevuto molte recensioni positive ma non sono mancate critiche, specialmente dal punto di vista tecnico. Sotto la lente è finito lo stile stesso dello show, che in realtà è l’unione e la sovrapposizione di tanti stili diversi: da momenti d’azione si passa ad altri più divertenti, da contesti da fumetto a contesti molto più realistici, «dal naturalismo si passa alla stilizzazione». Mike Hale, critico televisivo del New York Times  ha scritto, che «non c’è nulla di inappropriato» nel modo in cui la serie racconta la sua storia, ma anche che «non c’è nulla di particolarmente interessante nel modo in cui lo fa».

Tuttavia, in un momento in cui almeno una persona su sei in tutto il mondo nega l’esistenza dell’Olocausto o crede che sia stato raccontato in modo esagerato, questa serie ci ricorda non solo quello che gli ebrei hanno sofferto in passato, ma quello che loro e altre minoranze occidentali potrebbero soffrire di nuovo.

Buona visione.

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Redazione

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