Il metodo Travaglio

Gogna mediatica, giustizialismo e violenza verbale. Il quotidiano del M5S non si smentisce mai

Il metodo Travaglio lo conosciamo tutti quanti: infangare, diffamare, gettare fango, invocare le manette molto prima della sentenza, anzi, se dipendesse da lui non servirebbe nemmeno il processo; praticamente vorrebbe tutti in galera già dall’avviso di garanzia.

Un diffamatore seriale

Un metodo che negli anni gli ha causato, per fortuna aggiungiamo noi, innumerevoli condanne per diffamazione a cui, ce lo auguriamo, ne seguiranno altre. Un metodo che ormai abbiamo sotto gli occhi da più di vent’anni ma al quale è difficile abituarsi.  A tutto questo aggiungete l’odio che ha per tutta la politica che non sia il suo M5S e come risultato avrete quello che stiamo vedendo oggi: killeraggio mediatico. Character assassination lo chiamano gli anglofoni, distruzione della reputazione, niente di complicato.

Il metodo Travaglio

Renzi e la Boschi poi sono i suoi bersagli preferiti. Per la prima nutre, ma questa cosa accomuna proprio tutta la redazione del Fatto Quotidiano, una vera e propria ossessione maniaco compulsiva che andrebbe studiata meglio dagli addetti ai lavori perché, appare evidente, qui non si tratta solo di politica. Ormai non passa un giorno senza che dalle pagine del suo giornale, o da lui direttamente, non parta un attacco verso la Boschi.

Attacchi che quasi mai giudicano nel merito le attività dell’esponente di Italia Viva ma si concentrano su aspetti del tutto irrilevanti, com’è successo l’ultima volta quando con poca grazia è arrivato a scrivere “la faccia ampiamente rielaborata della Boschi”

Diffamatore e Stalker

Tutto questo prima di essere anormale dal punto di vista giornalistico, dell’informazione e del giudizio politico è anormale dal punto di vista clinico! Il motivo di queste attenzioni morbose, di questo stalkeraggio isterico non va ricercato nella diversità di opinioni ma nei meandri contorti di una psiche disturbata e a farlo dovrebbe essere un analista, ma uno bravo. In questi giorni gli attacchi si fanno più pesanti, come oggi, che nella prima pagina del Fatto compaiono una foto e un titolo degni della peggiore Pravda di propaganda.

Renzi e la Boschi sono indagati? Peggio per loro ma qui da noi indagato non significa condannato quindi la loro attività politica può e deve proseguire normalmente. Ma Travaglio non ce l’ha con loro perché sono indagati, questo può capirlo chiunque sia dotato di un quoziente intellettivo sopra i 30 punti. Travaglio in questi giorni ce l’ha con Renzi, e di riflesso con tutta Italia Viva di cui la Boschi è nei fatti il numero due, per tanti motivi, che poi sono uno soltanto.

Renzi bersaglio preferito

Ce l’ha con Renzi perché nelle mirino del senatore di Rignano è finito pure DJ Fofò, l’imbarazzante ministro della giustizia grillino che sta costruendo quel giustizialismo senza garanzie sognato da Travaglio. Ce l’ha con Renzi perché vuole (probabilmente non ci riuscirà) sostituire Conte che sta particolarmente simpatico a Travaglio, forse per via di quel tanto chiacchierato prestito di 2,5 milioni con garanzie statali inserito in uno dei molti suoi confusi decreti. Ma soprattutto Travaglio è costretto ad attaccare Renzi perché del M5S ci è rimasto solo lui a farlo! I parlamentari grillini sono terrorizzati dalle elezioni. Hanno una paura tremenda che questa legislatura finisca prima.

La loro è una paura che li gela, li paralizza sulla poltrona mentre affondano le unghie nei braccioli in preda al panico. Questa è la verità. E qui ne approfittiamo per aprire una piccola parentesi sulla nostra politica: una crisi di governo che ha solo due attori, Renzi e il PD. Gli altri stanno fermi, non fanno niente, non parlano. Neanche quelli dell’opposizione provano a inserirsi, a dialogare, a offrire soluzioni come dovrebbero, no, niente, restano nella loro zona confort e osservano i consensi crescere. Chi fa politica nel nostro parlamento è solo il PD, e con PD intendiamo anche quelli di Italia Viva che sono stati eletti nelle liste del PD. Per il resto c’è il nulla. Chiusa parentesi.

Il metodo Travaglio

Torniamo a Travaglio. Per capire la sua violenza, il suo livore e rintracciare i motivi del perché in questi giorni la sua macchina del fango lavora a ritmi forsennati bisogna partire da un assioma che purtroppo ancora non è chiaro a tutti: Travaglio è il M5S sono la stessa cosa. Si sviluppano insieme, le fortune o le disgrazie dell’uno si riflettono sull’altro. Non stiamo parlando di un movimento politico e di un giornalista. No, quando parliamo di Travaglio e del M5S parliamo di un modo, di una scuola, di un sistema unico. È il medesimo modo di osservare, giudicare, muoversi e fare politica.

Ecco perché il direttore del Fatto Quotidiano in questi giorni sta freneticamente e in modo poco lucido cercando di screditare Renzi e Italia Viva con tutte le sue forze: perché un ridimensionamento del M5S e anche un suo ridimensionamento, il fallimento dell’ideologia grillina è anche il fallimento di Travaglio.

E una vittoria sarebbe la vittoria di entrambi. Simul stabunt vel simul cadent dicevano i romani; insieme staranno oppure insieme cadranno. Certo sì, una volta, speriamo presto, archiviata l’esperienza fallimentare del Movimento a Travaglio toccherà il compito di riciclarsi, probabilmente a modo suo ci riuscirà anche ma sarà sempre “marchiato” per essere stato il megafono del M5S e quindi uno degli artefici del disastro causato dai pentastellati. E allora continua imperterrito e furioso, in preda a continue crisi di nervi, con il suo metodo: infanga, diffama, offende e getta discredito. A questo punto dovrebbe essere chiaro a molti che non sa fare altro.

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Redazione

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