Il M5S nel caos

La leadership del povero Giuseppi è sempre più debole, aumentano i malumori interni. Il movimento sta implodendo.

Nel Movimento 5 Stelle continua a regnare il caos assoluto. A dividere i grillini non è solo l’atteggiamento da tenere nei confronti di Draghi e del governo, ma anche, e forse soprattutto, l’infinita battaglia per le poltrone interne.

L’ultimo fronte su questo argomento è quello della nomina dei capigruppo: nonostante il pressing per cambiare, è stato deciso che il capogruppo uscente alla Camera (Davide Crippa) resterà in carica fino a dicembre. Un passo falso per Giuseppe Conte, che voleva sostituire Crippa con un suo fedelissimo.

Il M5S nel caos anche al Senato

Il M5S nel caos

I punti interrogativi più spinosi verranno affrontati proprio oggi, quando ci sarà la prima votazione per il nuovo capogruppo al Senato: gli eletti grillini a Palazzo Madama dovranno decidere se confermare l’attuale capogruppo Ettore Licheri o se puntare su Domenica Castellone. Viene comunque fatto sapere che le candidature di Licheri e Castellone “sono concorrenti e non alternative”, visto che entrambi vogliono mettersi in gioco “per dare forza” al nuovo corso di Conte, ma non è così.

Maria Domenica Castellone infatti è molto più vicina a Giggino Di Maio che a Conte, il quale, dal canto suo, può contare contare circa 35-40 fedelissimi su 74 senatori totali, una differenza davvero minima.

Anche perché bisognerà rimediare al precedente negativo dello scorso 21 ottobre: dopo aver annunciato i cinque nuovi vicepresidenti, una parte dei parlamentari che stava partecipando all’assemblea se ne era andato. Forse alcuni per irritazione, altri per esigenze logistiche. Ma tutto ciò testimonia come la leadership dell’ex premier è ancora molto debole.

“Licheri è in netto vantaggio”, assicura un senatore grillino a ilGiornale. Ma occhio alle sorprese: una vittoria della Castellone potrebbe rappresentare “la presa d’atto che Conte non ha il controllo neanche al Senato, dove invece ha sempre vantato di avere la sua roccaforte principale di scudieri”.

Caos anche sulla “comunicazione”

Tra i grillini però c’è battaglia anche su altre faccende. A provocare molti malumori è la stretta sulla comunicazione: stando a quanto scritto dall’Adnkronos, Giuseppi vorrebbe che in televisione ci andassero solo i suoi cinque “vice”: Paola Taverna, Mario Turco, Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa e Alessandra Todde. In modo da rendere univoca e combatta la comunicazione grillina ed evitare di mostrare le spaccature esistenti.

Le reazioni a questa decisione sono arrivate subito, tra i parlamentari del Movimento qualcuno sarebbe pronto a scrivere anche un documento ufficiale di protesta. Secondo alcune voci si è arrivato persino ad accusare il Conte di aver trasformato il Movimento in “una dittatura”. Gli animi non sono affatto calmi. “Ma ti pare che qui siamo all’obbligo di chi va e di chi non va in televisione? Poteva comandare quando stava a Palazzo Chigi, ma qui deve capire che la storia è diversa”, è lo sfogo di un ribelle. Anche la Castellone reputa che “sia un po’ limitativa come cosa”.

Il sospetto è che in questo modo il leader del M5S voglia togliere voce tutti i dissenzienti che non si sono mai tirati indietro quando si è trattato di denunciare verità scomode all’interno del Movimento.

Come scrive Marco Antonellis su Italia Oggi, fonti di primo piano del mondo grillino sottolineano che “la cosa grave è che non potranno parlare nei telegiornali nemmeno i capigruppo parlamentari”. E fanno notare che “Conte regna ma non governa”. Una serie di preoccupazioni e rabbia che sta portando qualcuno a valutare la possibilità di scrivere a Beppe Grillo per sollecitare un suo intervento in merito.

La questione Dibba

Come se tutto questo non bastasse, da qualche settimana è ricomparso anche Alessandro Di Battista. Uno che al di là delle facili battute che possono venirci in mente, nel movimento conta ancora parecchio.

Cosa fara adasso? Questa è la domanda che si fanno un po’ tutti. Sui social di tanto in tanto ricompare l’hashtag AdessoDibba, che chiede un ritorno al passato con Di Battista presidente. Un hashstag pompato da pochisismi utenti ma tutti riconducibili direttamente alle strutture di propaganda di Calaseggio e Grillo.

“I vertici movimento hanno cambiato la linea. Non io. Se loro avessero mantenuto barra dritta, oggi non ci sarebbe il governo Draghi”.Queste la dure parole dell’ex deputato. “Non potevo non lasciare il movimento. È stato uno degli amori più grande della mia vita. Mi è costato tanto. Ma adesso non voglio dargliela vinta”
Parole di fuoco che lasciano intendere come la guerra sia solo all’inizio. L’impressione è che Di Battista, quindi anche Grillo e Casaleggio, stiano cercando di capire se ci sono le possibilità, i margini e il consenso per far nascere una nuova forza politica, in caso contrario continueranno la loro lotta a Conte dall’interno.

Insomma, per il povero Giuseppi si prospettano tempi davvero duri, considerando anche che il PD non è più disposto a recitare la parte del socio di minoranza.

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Redazione

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