Intervista a Luca Tescione

Abbiamo incontrato l’autore di “L’Universo in fondo agli occhi” per parlare del suo romanzo e non solo.

Caro Luca, grazie per la tua disponibilità, siamo molto contenti di averti come ospite su Cultura & Società per parlare del tuo ultimo romanzo. Ti andrebbe di presentarti con poche parole ai nostri lettori?

Mi chiamo Luca Tescione e sono nato a Telese Terme, un paese in provincia di Benevento. Attualmente vivo a San Prisco, paese in provincia di Caserta.

Ho studiato Fisica delle Particelle all’Università Federico II di Napoli, dove mi sono laureato. Oggi lavoro come analista-programmatore software e viaggio spesso per lavoro, cosa che mi portato a vivere anche in altre città quali Bologna e Roma.

Queste due città, insieme a Napoli, hanno costituito parte fondamentale della mia formazione umana e professionale.Sono sposato e divido la mia giornata tra il lavoro, lo studio (professionale e letterario), la lettura e la scrittura (quest’ultima, spesso, nelle ore serali o notturne). Proprio per questo il mio maggiore desiderio sarebbe quello di avere a disposizione un giorno di 48 ore, così da avere la possibilità di svolgere tutte le mie numerose attività e passioni.

Cosa porta un uomo di scienza, come te, laureato in fisica delle particelle, a intraprendere l’avventura dello scrivere?

Diciamo, innanzitutto, che i miei interessi, le mie passioni sono sempre appartenute a entrambi gli emisferi: quello scientifico da un lato e quello letterario dall’altro. Come il mio animo, che condivide sia una parte logica-razionale, sia una parte romantica-artistica.

Sono perfette metà condivise del mio animo che non mi fa rinunciare a vivere nessuna delle due.

Per cui ho sempre trovato affascinante ricercare una parte romantica e di pura bellezza nelle teorie fisiche, come affascinante utilizzare espedienti e pretesti scientifici nelle storie che scrivo. La scrittura mi ha permesso di unire queste due aspetti, tra loro complementari, per completare il mio animo e riservarlo nelle parole.

Sei nato nella provincia di Benevento e hai studiato a Napoli. Quanto è importante il rapporto con i tuoi luoghi d’origine e in che modo influenzano la tua scrittura?

I miei luoghi di origine hanno avuto grande influenza nelle storie scritte, perché è in questi luoghi che ho vissuto moltissime esperienze e incontrato tantissime persone che hanno, nel bene e nel male, lasciato qualche traccia in me. Queste mi hanno indotto a profonde riflessioni sulla vita in generale, ricordando i singoli episodi vissuti così da riportarli anche su carta.Non solo: altri luoghi in cui ho vissuto, come Bologna e Roma, hanno avuto un peso specifico nella mia formazione, come Napoli, Caserta e la provincia di Benevento. La mia vita parte da questi luoghi e continua a evolversi in questi luoghi, come la mia scrittura.

In tutte le ultime interviste abbiamo chiesto agli autori di commentare l’attualità.  Prima la pandemia, ora una guerra alle porte dell’Europa, quali sono le tue sensazioni, le tue paure ma anche le tue speranze riguardo al recente passato, il presente e su cosa ci riserverà il prossimo domani?

Non ho paura né timore del Futuro. Sono una persona profondamente ottimista. Ma presto molta attenzione all’attualità, specialmente quella estera. Oramai viviamo in un mondo globalizzato, per cui ogni azione e decisione presa all’interno dei nostri confini nazionali ha un peso verso l’esterno; come ogni decisione presa nel resto del mondo influenza anche il nostro modo di vivere.

Il mio ottimismo e la mia attenzione derivano dalla consapevolezza del Passato: i nostri nonni, i nostri avi, ogni generazione che ci ha preceduto, ha vissuto momenti difficili e affrontato problemi complessi. Non è esistita un’epoca senza difficoltà da risolvere, nella quale la vita di ognuno fosse stata semplice. Forse questa che stiamo vivendo, essendo l’ultima in ordine di tempo, è l’epoca più complessa da gestire e da dipanare negli attriti, nei pericoli e nei problemi, nei continui e repentini cambiamenti quotidiani ai quali siamo assoggettati. Ma, come coloro che ci hanno preceduto hanno lavorato adottando svariati modi per risolvere i problemi, così dobbiamo farlo noi per contribuire al miglioramento della società, dello stile di vita, del pensiero, dei diritti, delle esistenze dei singoli individui.

Oggi viviamo in un mondo che, comunque, rispetto al passato è sicuramente migliore e questo grazie a chi ci ha preceduto e ha lottato per portare avanti delle idee e dei valori. I diritti acquisiti fini qui, però, vanno difesi quotidianamente, anzi, vanno estesi per renderli più forti, più ampi, più universali e imprescindibili.

Non possiamo illuderci che non serva agire, che possiamo cullarci negli allori del nostro benessere senza dover fare nulla, senza protestare e scendere in piazza; non possiamo credere che non dobbiamo dissentire e lavorare per migliorare questo mondo. Ogni giorno dobbiamo sempre lottare per difendere diritti e dignità, per acquisire una maggiore consapevolezza di noi stessi, per provare empatia e offrire solidarietà al nostro prossimo, con chi è più debole e in difficoltà. Senza lasciare nessuno indietro.

In questo è il senso del mio ottimismo con il quale guardo al mondo in cui vivo: non ho mai pensato che questa società e questa vita andassero bene così, che dovessimo accontentarci di questa sistema di cose ma che, invece, dovessimo dare anche il nostro contributo per migliorare la vita di tutti.

E chi verrà dopo di noi dovrà contribuire continuando da dove ci siamo fermati noi.

Cosa provi quando scrivi?  Come nascono i tuoi racconti. Vogliamo provare a coinvolgere chi ci legge nei tuoi momenti creativi, scoprire le emozioni che vivi e le tue sensazioni in quegli attimi.

La scrittura mi ha sempre curato, innanzitutto, tenendomi compagnia nei momenti tristi come in quelli allegri, non abbandonandomi quando ero solo e in silenzio e in difficoltà. La scrittura mi reca sempre soddisfazione, mi fa crescere e riflettere e, quindi, mi ha sicuramente cambiato, evolvendomi in meglio. Quando scrivo sono davvero in pace con il resto dell’Universo, sono sereno e, soprattutto, soddisfatto di quello che, nel bene e nel male, sono riuscito a creare.

Scrivere è un puro atto di creazione.

Scrivo perché ho necessità di esprimermi, di far conoscere il mio pensiero e ciò che vivo ogni giorno; scrivo per mostrare – senza timore – quello che sono, con tutti i pregi e i difetti che possiedo; scrivo per mostrare il mio volto senza maschera; scrivo per il bisogno naturale di condividere, di contribuire al miglioramento della società in cui vivo e alla crescita degli altri; scrivo soprattutto perché credo che scrivere sia anche aiutare il lettore, perché se scrivo curo me stesso, nutro me stesso e, spero, di riuscire a fare altrettanto con chi mi leggerà.

I miei racconti nascono da molte fonti: da ciò che leggo nei libri, spaziando tra i generi più vari e diversi; da ciò che leggo quotidianamente in rete o che apprendo dai giornali e dalla televisione; da ciò che sogno, quando spesso mi sveglio con sogni dei quali ricordo precisamente ogni dettaglio; da episodi quotidiani, anche piccoli, che sembrano costituire dettagli insignificanti per gli altri, ma che per la mia sfrenata fantasia danno vita a nuove idee che si formano nella mente per poi diventare parole scritte sulla carta; dalle esperienze che ho vissuto nella vita e che ancora non ho tracciato sul foglio.

C’è un ricordo del tuo percorso che ti sta più a cuore degli altri, un aneddoto o una particolare sensazione provata che ti piacerebbe condividere con noi?

La prima storia che scrissi: un misto tra un racconto e un romanzo breve, incentrata sugli zombie che infestavano una città. Avevo poco più di 10 anni. Erano le prime prove di scrittura, nulla di serio o di importante. Una storia racchiusa interamente nelle pagine di un quaderno a righe. Alla fine del quaderno ricordo che rimasi soddisfatto, quella soddisfazione che ti reca il cibo quando ti senti sazio.

Accanto a me c’era mio padre sorridente: lui, con le sue parole, mi incoraggiò a proseguire, ogni sera mi teneva compagnia mentre riempivo freneticamente le pagine del quaderno.

Ancora minorenne, ancora sconosciuta la mia strada, mio padre mi esortò con poche e semplici parole a proseguire quel percorso, se lo desideravo davvero, se davvero mi faceva stare bene.

Intervista a Luca Tescione

Secondo esiste un segreto per conquistare i lettori?

Non ci ho mai pensato. E non ne conosco a essere sinceri. Ho sempre pensato, invece, che sono i lettori a giudicarti, nel bene o nel male, in maniera costruttiva o distruttiva; che sono loro a poter consigliare lo scrittore, ed è lo scrittore a poter far suoi, in maniera proficua, anche i suggerimenti dei lettori. Scrivere è un modo per creare una relazione, unica e speciale, tra lo scrittore e il suo lettore. Sono loro due che danno vita a sé al libro.

Finalmente siamo arrivati a parlare del tuo libro: “L’universo in fondo agli occhi”. Parlacene nel modo che preferisci, abbiamo tutto il tempo.

L’idea di questo libro nasce molti anni addietro. A cominciare da quelli universitari, infatti, ho avuto modo di fare tantissime esperienze, di prestare particolare attenzione nell’osservare i dettagli della società nella quale mi ritrovo a vivere, ponendomi continue riflessioni sulla nostra esistenza in questo mondo, così come l’abbiamo costruita, immaginata e intessuta di rapporti contorti e complicati. Tutto questo mi ha sempre lasciato con più dubbi che certezze, dandomi quale unica certezza quella che questo mondo è troppo stretto, troppo piccolo per le risposte che cerco; che le domande al nostro esistere ed essere sono sempre parziali e mai, personalmente, soddisfacenti. Certamente non esaustive.

Per questo ho iniziato a guardare le stelle, a immaginare l’Universo, a studiarlo anche, sapendo che è talmente infinito e pieno di cose da scoprire che qualche risposta, più autentica e sincera, dovremmo trovarla ma, soprattutto, che qualcosa di più sensato dovrà esserci rivelato. 

L’Universo continua a svelarci qualche mistero e a crearne di nuovi, donandoci continue meraviglie che, in questo mondo ormai arido e prevedibile, non potremo più trovare.

Per questo mi piace guardare sempre in alto, sbirciare tra gli astri e riflettere sotto la loro luce, perdermi con la fantasia tra le galassie e gli infiniti spazi siderali, immaginando altri modi di vivere, altri significati, altre esseri con diverse esperienze dalle nostre, con cui magari trovare una condivisione e un punto di incontro.

Qual è, secondo te, il genere di pubblico che potrebbe apprezzare di più il tuo romanzo?

Chiunque cerchi qualcosa di più intimo, di più sofisticato; qualcuno che, come me, “navighi” nella propria esistenza in cerca di spiegazioni approfondite, di risposte mai banali, di sensi ancora sconosciuti. Chi non si accontenta ma desidera di più della normale quotidianità. Chiunque voglia leggere non per un diletto fine a sé stesso ma, bensì, per poter ragionare e riflettere con lo scrittore mediante le parole comunicate attraverso le pagine del libro. Soprattutto, chiunque non è mai stanco di cercare e porsi nuove domande.

Chi sono, tra i grandi della letteratura mondiale presente e passata, i tuoi maestri, quelli che con le loro opere più hanno contribuito alla tua formazione, o semplicemente quelli che ammiri di più per tecnica e creatività?

Philiph Roth, J.D. Salinger, Richard Yates, Luigi Pirandello e Fëdor Dostoevskij in quanto hanno influito e inciso profondamente nella mia formazione.

E poi Asimov, Lovecraft, Calvino e Primo Levi.

Da tutti loro continuo a imparare, per contenuto e creatività, per tecnica e profondità.Tutto quantificabile come “immenso

Ultima domanda prima di salutarti e ringraziarti. Ti chiediamo una cosa semplicissima, consiglia ai nostri lettori un libro che non sia il tuo, uno soltanto.

Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, di Robert Pirsig. Questo libro cambia la vita, le nostre prospettive, c’è un intero Universo contenuto tra le sue pagine, in continua evoluzione a ogni rilettura.

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Redazione

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