Intervista a Moira Enrica Salustri

“Il segreto dell’aragosta. Un’indagine per Marco Boffi” e il “Cannibalismo delle formiche” Intervista a Moira Enrica Salustri, tra i “giallisti” più interessanti del panorama letterario italiano.

Oggi nel nostro spazio dedicato agli autori abbiamo il piacere di ospitare Moira Enrica Salustri, autrice di due romanzi che vi terranno con il fiato sospeso fino alla fine!

Cara Moira, grazie per averci concesso questa intervista, è la prima volta che abbiamo il piacere di ospitarti, ti andrebbe di presentarti ai nostri lettori per aiutarli a conoscerti meglio?

Grazie a Voi per la splendida opportunità che offrite. Mi chiamo Moira Enrica Salustri e sono un’autrice romana di romanzi thriller. Prima di parlare della mia attività di scrittrice sono, e ci tengo a dirlo, un’avida e appassionata lettrice. Prediligo in genere gialli e noir, ma non disdegno i fantasy ben costruiti. Fin da giovane ho amato la lettura che mi ha aperto le porte a nuovi mondi e allargato la visuale sulla mia vita.

Nel quotidiano sono una docente da oltre un ventennio e il mio impegno nella scuola è totale in tutte le attività che seguo. Cerco di trasmettere ai miei studenti quella stessa passione che ha contraddistinto la mia vita, perché un buon esempio può cambiare la prospettiva di un giovane adulto ancora in formazione.

Quanto è difficile essere una docente della scuola primaria oggi in Italia ?

La Scuola italiana sta cambiando, ma lo fa continuamente perché é un organismo vivo in continua evoluzione. La comunità scolastica formata da alunni, docenti, genitori, collaboratori é un mondo meraviglioso dove ogni componente è fondamentale e solo la sinergia di tutte le forze in gioco può portare a risultati di spessore.

Vivo la scuola a trecentosessanta gradi, prima come docente, poi come mamma di due adolescenti e infine da discente in continua formazione. È sempre un Work in Progress in evoluzione.

Allora, come hai fatto a diventare una scrittrice, cosa ti ha spinto?

Scrivo da sempre. Ho decine di diari della mia adolescenza che raccontano, in prima persona, storie di ogni genere. Vent’anni fa ho deciso di iniziare un racconto che poi negli anni è diventato un romanzo. Cosa mi spinge? La voglia di comunicare che é poi alla base di ogni individuo. Gli esseri umani fin dall’antichità hanno sentito il bisogno di raccontare, lasciare una traccia del proprio passaggio; ecco, questo è il mio scopo: lasciare ai miei figli, ai miei alunni una traccia indelebile di me.

Come ti senti quando scrivi, qual è il tuo stato d’animo?

La scrittura diventa una necessità, giorno dopo giorno, il bisogno di chiudere un cerchio. Scrivo durante i miei pomeriggi solitari, la sera quando scende il silenzio della casa, ma le idee migliori le elaboro la notte, nelle ore più buie quando i sogni si intrecciano con la realtà e illuminano le idee. Mi sento libera quando scrivo perché non impersono un ruolo, come nella vita, ma ne posso vivere diversi e calarmi nella vita dei personaggi.

Secondo te qual è il segreto per conquistare un lettore?

Quando qualcuno legge i miei romanzi mi regala un feedback e questo è un dono prezioso. Se mi dicono che i miei personaggi sembrano così reali da far provare emozioni allora l’intento é riuscito. Un lettore si conquista se riesce a provare empatia con il personaggio, se piange e ride con lui, se anticipa i pensieri del protagonista e combatte al suo fianco lottando contro l’antagonista.

Adesso possiamo finalmente parlare dei tuoi libri  “Il segreto dell’aragosta – Un’indagine per Marco Boffi” e “Il cannibalismo delle formiche “ Presentaceli liberamente nel modo che preferisci.

Questi due romanzi fanno parte di una trilogia pensata nell’arco di una decina d’anni.  La storia base é quella di un giornalista del Messaggero di Roma, Marco Boffi, che vive un dramma personale e che deve fare i conti dapprima con se stesso per evolversi e maturare la sua personalità. Intrecciata a questa storia si innesta la frode di diamanti – nel “Il segreto dell’aragosta” – vecchie lettere d’amore che nascondono un efferato omicidio – nel “Il cannibalismo delle formiche”- e infine, una truffa legata al quadro del Goya, ‘lianto de Cristo muerto’ – nel “La mossa del geco” (in uscita nei prossimi mesi).

Lo spunto narrativo è preso dalla varietà di letture a cui mi dedico quotidianamente.

Se in un prossimo futuro, come ci auguriamo tutti, le indagini di Marco Baffi dovessero diventare lo spunto per una sceneggiatura di un film o di una serie TV, a quale attore affideresti il compito di interpretare il protagonista delle tue storie?

Non ho dubbi in proposito: Pierfrancesco Favino, un artista poliedrico che conquista in tutte le interpretazioni che ci ha regalato. Meraviglioso in “Comandante”, toccante in “Ultima notte di Amore”, malinconico e sognatore in “Nostalgia”. Solo per citare alcuni film più recenti. Sarebbe un onore sopra ogni mia immaginazione.

A parte i lettori di gialli che sicuramente già ti apprezzano, quale altro genere di pubblico, secondo te, potrebbe essere interessato alla tua scrittura?

Credo che il mio stile di scrittura sia molto fruibile e chi ama la narrativa in genere ama non dover ricorrere ogni due frasi lette al vocabolario. Questo rende accattivante la mia opera.

Se penso al genere invece, non essendo una giallista pura, credo che possa essere gradita anche a chi legge romanzi d’amore perché tendo sempre a inseguire nella trama risvolti romantici.

Che si leggano i miei romanzi o opere di altri la cosa importante è leggere sempre, perché una persona che legge ha un valore aggiunto che nella vita porta a ragionare diversamente.

Chi sono, tra i grandi della letteratura mondiale, presente e passata, i tuoi maestri, quelli che con le loro opere più hanno contribuito alla tua formazione, o semplicemente quelli che ammiri di più per tecnica e creatività?

Leggo molto, ma sono selettiva. Ho delle letture che a distanza di anni riprendo in maniera ciclica come per esempio “Il Conte di Montecristo”di Dumas. A ogni rilettura scopro sfaccettature nuove e intrecci nella trama che sfuggono a prima vista, ma sono talmente ingegnosi da lasciarne traccia per giorni. Un altro capolavoro che adoro per lo stile e per l’arguzia nella trama è “Il nome della Rosa” di Eco. Credo che bisognerebbe renderli ufficialmente Manuali di scrittura. Per l’ambientazione e la descrizione dei luoghi invece bisogna rendere onore al grande W.Smith di cui credo di aver letto proprio tutto. Per quanto riguarda la tecnica della scrittura per i thriller invece non posso non citare due pilastri come S.King e K.Follett. In questo momento sto leggendo un autore francese M.Bussi che mi sta intrattenendo piacevolmente

Ultima domanda, la più difficile. Scegli un libro, uno solo, che andrebbe assolutamente letto almeno una volta nella vita. Naturalmente devi escludere i tuoi.

Facile: “I pilastri della terra” di K.Follett

È un romanzo completo perché riesce a incanalarsi in più generi letterari. Lo stile asciutto, ma ricco rende piacevole la lettura. Le ambientazioni e la caratterizzazione dei personaggi assolutamente perfetti.

I DUE LIBRI CITATI NELL’INTERVISTA POSSONO ESSERE ACQUISTATI DIRETTAMENTE DA QUI

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Redazione

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