Intervista allo scrittore Andrea Mauri

Intervista allo scrittore Andrea Mauri, autore di “Contagiati”

Per rompere il ghiaccio e conoscerti meglio, iniziamo con la più classica tra le domande di rito: quando hai iniziato a scrivere e come è stato il tuo ingresso nel mondo editoriale.

Intervista allo scrittore Andrea Mauri

Durante l’università ho collaborato con giornali, riviste e radio locali e ho continuato fino al 1995, l’anno del primo contratto in Rai. Da allora ho scritto per alcuni programmi di Raitre, testi di stampo sempre giornalistico. Nel 2013 ho deciso di affrontare la narrativa. Ci avevo girato intorno, mi ero lasciato impaurire dal timore reverenziale verso la letteratura, ma il tempo era arrivato. I primi racconti che ho scritto lì ho mandati a riviste e blog, oltre che a concorsi letterari. Cercavo un riscontro da chi di scrittura se ne intendeva. Con il tempo i primi risultati sono arrivati. Fino al romanzo d’esordio, pubblicato da una casa editrice che avevo contattato direttamente, inviando il manoscritto per posta elettronica.

Da da molto tempo svolgi l’attività di redattore in Rai, vuoi parlarci del tuo lavoro e in che modo si lega alla tua attività di scrittore?

Ho lavorato nelle redazioni di Mi manda Raitre e di Ulisse. I due programmi sono stato il banco di prova per la scrittura e ogni volta che buttavo giù i copioni per le puntate, prendevo spunto per storie e personaggi che si andavano formandosi nella mente. Il lavoro ha funzionato secondo il principio dei vasi comunicanti. Ora che lavoro nell’archivio multimediale dell’azienda, a contatto con le immagini e i suoni che hanno fatto la storia della radiotelevisione italiana, di nuovo prendo spunto dal passato per nuovi racconti e nuove avventure.

Scopriamo dalle tua biografia che sei cittadino di Roma, vuoi parlarci un po’ di quella che è la tua  città natale e soprattutto quanto di Roma è presente nelle tue opere. Se, ed eventualmente in che modo, Roma ha influenzato la tua  scrittura.

Vivere a Roma significa vivere in tante città. Ogni quartiere è differente. Andare in giro alla scoperta di questi luoghi è fonte di ispirazione. Purtroppo il trasporto pubblico stenta a decollare e pertanto a Roma si cammina molto. Altro ottimo pretesto per fare attenzione ai dettagli e registrare tutto ciò che ci colpisce. Abitando nel centro storico, ho assistito alla trasformazione della zona da quartiere vissuto dai residenti a luogo di ingolfamento turistico. Mi piace raccontare nei mei romanzi la Roma più genuina, mescolando elementi del passato con il presente grazie alla finzione narrativa. In Mickeymouse03 c’è la Trastevere più quieta, quella che nel silenzio notturno fa scrivere una lettera d’amore all’uomo irraggiungibile, c’è il Vaticano che si illumina di viola e di rosa all’alba. Nell’ebreo venuto dalla nebbia C’è pure il ghetto di Roma, com’era nel ‘700, nel tentativo di ricostruire con le parole l’antica atmosfera di uno degli angoli più suggestivi della città eterna.

Quello della scuola di scrittura è un percorso che ti senti di consigliare anche agli altri? In che modo frequentare la scuola “Omero” ha influito sul tuo modo di scrivere?

Per me frequentare la scuola di scrittura è stato fondamentale per sbloccare quel timore reverenziale verso la grande letteratura, cui accennavo prima. Attraverso gli esercizi e le lezioni sulla tecnica ho appreso che si può scrivere senza imitare nessun autore, che a forza di scrivere la propria voce uscirà inconfondibile e saremo noi stessi a riconoscerla immediatamente. Ci sono diverse scuole di pensiero sull’utilita’ o meno delle scuole di scrittura. Le consiglio vivamente a chi è curioso di avvicinarvisi e di sperimentare.

Prima di parlare del tuo ultimo lavoro torniamo un attimo  indietro, MickeyMouse03. Lì affronti molti temi: gli incontri in chat, l’omosessualità, inoltre uno dei protagonisti è un prete. Vuoi aggiungere altro per descriverci al meglio il tuo romanzo?

Per prima cosa  In questo libro ho voluto raccontare l’amore virtuale e reale, indipendentemente dal l’orientamento sessuale, sondare luci e ombre di un’ ormai consolidata maniera di conoscersi on line. Se poi ad amare è un prete omosessuale, che cosa succede nel suo animo? Che cosa accade all’altro? Come questo elemento plasma la coppia? Nel romanzo ci troviamo di fronte a due protagonisti che vivono uno sdoppiamento e sono pronti a tutto pur di raggiungere il loro obiettivo.

Ora parliamo di altri due tuoi racconti, “L’ebreo venuto dalla nebbia” e “Cronaca di una conversione forzata”.  Ci ha colpito molto il tornare indietro nel tempo per raccontare queste due storie. Ti  andrebbe di dirci anche qualcosa sul perché di una scelta che affronta temi così specifici?

Il primo racconto da’ il titolo al libro. Si svolge nel ghetto di Venezia nell’anno della sua fondazione: 1516. Richiama elementi importanti della città lagunare dell’epoca , quali le stamperie, le case alte del ghetto, il rogo dei libri sacri a piazza San Marco. L’altro racconto lungo, come dicevo prima, racconta la storia vera di una ragazza ebrea del ghetto Romano nel 1700 rapita a forza dalla famiglia e portata nel palazzo  dove si effettuavano le conversioni forzate e di cui ha lasciato il diario dei tredici giorni peggiori della sua vita. L’idea è nata durante gli studi al master di Comunicazione e cultura ebraica organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, quando ho scoperto la realtà dei ghetti nati per volontà della chiesa o dei governi locali per controllare la popolazione ebraica.

Siamo così arrivati a “Contagiati” il tuo ultimo lavoro. Dodici racconti, siamo rimasti quasi scioccati nel leggere sul retro della copertina  questa frase “Andrea Mauri ci racconta la sua ossessione per la malattia e il disagio del vivere moderno, proponendoci la scrittura come unica terapia efficace contro le infezioni della vita”   Non aggiungiamo altro, hai tutto il tempo per spiegarci meglio e raccontarci qualcosa su questa serie di racconti.

Tutto nasce durante una delle ultime epidemie di Ebola in Africa. Ho letto quantità di storie intorno alla malattia e su come la vita abbia subito una profonda trasformazione in quei luoghi. Così ho cominciato a riflettere in che modo la paura del contagio che la malattia porta con se’, abbia inciso nelle relazioni umane: nei rapporti d’amore, d’amicizia, all’interno delle famiglie. E si tratta di contagio fisico e psicologico, perché non c’è solo il virus a sconvolgere l’esistenza, ma anche la follia e il panico. Sono partito dal presupposto che la malattia non va demonizzata, ma conosciuta perché fa parte della vita e con essa dobbiamo conviverci. Un nemico, una volta conosciuto, può trasformarsi in alleato. Sopra a tutto questo sta la scrittura. Le ipocondrie, le angosce, il panico possono essere superati mettendo nero su bianco queste sensazioni, in un certo senso depotenziandole del carico aggressivo una volta che le abbiamo espresse su carta. La raccolta di racconti consiste in questo esperimento, anche per provare l’effetto che fa sui lettori.

Che tipi sono i personaggi dei tuoi romanzi? Li dipingi attingendo al bagaglio di persone che hai conosciuto nella vita reale, che potremmo incontrare ogni giorno, oppure sono autenticamente frutto della vena artistica e creatrice dello scrittore?

Direi entrambe le cose. Innanzitutto nei personaggi che descrivo mescolo aspetti della mia personalità con elementi del tutto inventati. Sta al lettore curioso indovinare dov’è la verità e dove la finzione. Ci sono anche aspetti del carattere delle persone che fanno parte della mia vita, sempre spruzzati qua e là senza criterio. Nessuno dei miei personaggi è totalmente reale, cioè ripreso tout court da persone che conosco.

Sappiamo che il Sudamerica è la metà preferita dei tuoi viaggi, perché? Cosa trovi e cosa provi quando visiti quei luoghi?

Mi piace molto la presenza massiccia di etnie diverse. Sono una continua scoperta. Gli spazi sono immensi, le distanze siderali. Mi attrae molto questa vastità, che collego alla libertà. Anche le metropoli hanno dell’incredibile. Non mi capacito come sia possibile vivere in formicai simili. Eppure una volta che ci sei immerso, l’assurdita diventa normalità. Una bella lezione su come tutto è relativo.

Ci è capitato di leggere, spulciando tra i tuoi social, una o due critiche all’ex ministro dell’interno Matteo Salvini. Ti senti confortato dal fatto che non ci sia più lui a svolgere un ruolo così tanto delicato e importante?

Non faccio la caccia alle streghe e il mio non è di certo un accanirsi contro una sola persona. Matteo Salvini incarna un modo di pensare che ha infettato noi italiani. Anzi, nemmeno un modo di pensare, perché siamo carenti di spirito critico. Piuttosto di un nuovo modo di comunicare con l’odio, il rancore, l’astio. Usando concetti semplici che arrivano alla pancia, quelli che arringano come Salvini sono interessati solo a raggiungere consensi semplici. Quello che trovo preoccupante è che queste reazioni si verificano sia negli strati bassi della popolazione, i quali serbano rancori per la mancata ascesa sociale, sia tra i cosiddetti borghesi, che hanno paura di essere sopraffatti da quelli più poveri, che non hanno nulla da perdere pur di salire le vette della società. È una guerra dal futuro incerto.

Chi sono, tra i grandi della letteratura mondiale presente e passata, i tuoi maestri, quelli che con le loro opere più hanno contribuito alla tua formazione, o semplicemente quelli che ammiri di più per tecnica e creatività?

Domanda vastissima. Mi limito a fare un elenco a caso, ripensando ai libri che mi hanno formato. Tra gli autori stranieri, Melville, Philip Roth, Trumam Capote, Fitzgerald, Dostoievskj, Tolstoj, Flaubert, Genet, Arthur Conan Doyle, Poe. Tra gli scrittori italiani Calvino, Moravia, Morante, Palazzeschi, Silone. In particolare ammiro tuttora la fantasia di Italo Calvino e confesso che mi sarebbe piaciuto scrivere come lui.

Ultima domanda, consiglia un grande classico della letteratura a chi non l’ha letto. So che è difficile scegliere un solo titolo, ma la sfida è proprio questa: quale libro secondo te bisognerebbe leggere assolutamente?

Il nome della rosa di Umberto Eco. Oltre ad avere una scrittura avvincente, dietro la storia delle morti misteriose, l’autore si focalizza su un punto preciso: la conoscenza e l’intelligenza sono pericolose per il potere e pertanto devono essere eliminate. Un messaggio di un’attualità straziante.

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