Intervista alla scrittrice Anna Cantagallo

Secondo esiste un segreto per conquistare i lettori?

Forse il segreto è mettersi nella parte del lettore, domandandosi quali sono le sue aspettative. Chi prende in mano un certo libro, intenzionato ad abbandonarsi nella lettura di una saga familiare, come quella che ho descritto, si aspetta di trovare alcune vicende che solleciteranno i suoi ricordi, ma anche qualcosa di sorprendente e inatteso. Il cambiamento inaspettato degli stati emotivi è lo stimolo per procedere nella lettura e per concluderla soddisfatti.

Ti andrebbe di dirci qualcosa in più riguardo ai testi teatrali che hai scritto?

Ho cominciato a scrivere per il teatro per liberare una parte di me poco visibile, quella più divertente. In fin dei conti ero una seria professionista! Così ho iniziato a scrivere dei testi brillanti e ironici per trattare delle situazioni che avevo osservato. Ho creato stupore tra gli spettatori amici che poi hanno fatto l’abitudine a vedere in scena anche qualche qualcosa che li riguardava. Ho messo in scena perfino un musical, dal titolo Mumy, bamboccioni allo sbaraglio, per trattare il tema dei figli grandi che continuano a stare in casa. Poi sono passata alla teatralizzazione delle scoperte scientifiche e ai temi storici. L’ultima piece in ordine cronologico ha riguardato Giuliano l’Apostata. Dato che si era già con la chiusura dei teatri, il testo è stato rappresentato all’aperto, sotto forma di lettura scenica, in un giardino pubblico con le dovute precauzioni.

Finalmente siamo arrivati a parlare di “Arazzo familiare”. Hai tutto il tempo che vuoi per presentarcelo

Arazzo familiare è una saga al femminile. Ho usato questa modalità per trattare un tema su cui riflettevo da tempo: la consapevolezza della donna d’oggi. Mi ero convinta che le radici di questa presa di coscienza dovevano essere ricercate indietro nel tempo, nelle generazioni che ci hanno preceduto. Ho pensato, quindi, di narrare le vite di Maricò, Marilì e Marigiò (nonna, mamma e figlia) che si confrontano con i grandi avvenimenti del Novecento come le due guerre mondiali e il ’68.
Per intrigare il lettore, ho costruito il romanzo con le tre storie che procedono autonomamente in piani temporali sfalsati, come fossero dei fili di un arazzo, fino a fondersi in un quaderno segreto lasciato dalla madre alla figlia in una scatola di legno contenente ricette di cucina. Le tre protagoniste vengono presentate alla data ricorrente del 3 Marzo. La prima è la madre Marilì nella Roma del 1944 che si trova in un rifugio per sottrarsi ai bombardamenti; la seconda è la figlia Marigiò a San Diego nel 1984 mentre sta decidendo di tornare in Italia; la terza è la nonna Maricò, una bambina di Penne nel 1904, è preda di un’infezione forse mortale. Ciascuna delle tre protagoniste è espressione del suo tempo, pur riuscendo ad essere originale nel compiere delle scelte. Maricò, mandata dal padre giovanissima a fare la dama di compagnia di una nobile sua coetanea e poi, al matrimonio di questa, ad affiancare il medico del paese, sceglie da donna adulta una vita autonoma, rinunciando a un matrimonio che le avrebbe dato la sicurezza economica. Lei, per prima nell’ambito familiare, inizia il suo percorso di consapevolezza, favorita da un nuovo sentire sociale prodotto dall’evento straordinario della Grande guerra. Questa era stata l’occasione in cui le donne erano state chiamate ad uscire di casa per sostituire nei lavori gli uomini impegnati al fronte. I giornali riportavano le foto di donne addette alla produzione di armi nelle fabbriche o a guidare i tram come testimonianza di un sovvertimento sociale necessario, ma temporaneo. Tuttavia, le donne, nello svolgere tali lavori maschili, avevano percepito di possedere un valore oltre a quello espresso nelle mura domestiche, un valore stimato economicamente con il salario.


La seconda donna è Marilì, la madre, nata durante il fascismo, che si industria durante la Seconda guerra a sopravvivere e poi, nel dopo guerra, a mantenere la famiglia con il suo lavoro, dopo l’abbandono del marito. Questa donna ha visto l’esempio di sua madre e osservato il fenomeno del ‘ 68, in cui è impegnata sua figlia. A lei lascia il quaderno segreto con le sue riflessioni e il chiarimento di alcuni segreti. Sarà Marigiò a raggiungere l’autonomia con lo studio e il lavoro di medico. Tuttavia, lei ha dovuto fare una scelta terribile: per la carriera ha lasciato sua figlia in adozione.
Ho tenuto alcune situazioni sospese, i cui fili saranno riannodati, tanto per riprendere la metafora dell’arazzo, nel prossimo romanzo.

Qual è, secondo te, il genere di pubblico che potrebbe appassionarsi di più al tuo romanzo?

Ho già riscontrato un certo interesse nel pubblico femminile di varie età. Molte donne riconoscono qualcosa del proprio passato o di quello familiare, leggendo la vita delle tre protagoniste. Una persona mi ha scritto per ringraziarmi di aver riportato alla memoria una usanza, vissuta da piccolissima accanto a suo padre, che si teneva ai Mercati Generali a Roma, alla vigilia del Natale. Era il cottìo, l’asta del pesce che si concludeva con la degustazione di pesci fritti per tutti, come descrivo nel romanzo. La condivisione emotiva, sollecitata dai ricordi, è l’obbiettivo di chi scrive. Anche i lettori maschi si sono dichiarati incuriositi dal mondo femminile del romanzo, così pieno di segreti ben custoditi.

Chi sono, tra i grandi della letteratura mondiale presente e passata, i tuoi maestri, quelli che con le loro opere più hanno contribuito alla tua formazione, o semplicemente quelli che ammiri di più per tecnica e creatività?

Ho amato molto Garcia Marques e il suo mondo sospeso tra fantasia e realtà. Credo che il suo romanzo Cent’anni di solitudine mi sia entrato dentro, attivando il mio piacere per le storie familiari che si fondono con quella della Storia con la esse maiuscola.

Ultima domanda prima di salutarti e ringraziarti. Ti chiediamo una cosa semplicissima, consiglia ai nostri lettori un libro che non sia il tuo, uno soltanto.

Ho letto con piacere e interesse il libro di Serena Dandini, La vasca del Fuhrer, scritto in modo coinvolgente come un romanzo, ma documentato con l’accuratezza di un saggio.

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