Intervista alla scrittrice Emanuela Scotti

Intervista alla scrittrice Emanuela Scotti autrice del libro “Ciarli e le dodici ere”

Intervista alla scrittrice Emanuela Scotti
Copertina del libro

Cara Emanuela, benvenuta su Cultura & Società, prima di iniziare l’intervista parlaci un po’ di te, raccontaci qualcosa della tua vita.

Lavoro come educatrice e divido il mio tempo fra il lavoro, la scrittura, due cani e lavori manuali come decoupage. Tutte le volte che riesco faccio gite nella natura. Nel periodo invernale parte la “missione neve”, ci arrampichiamo ovunque pur di mettere i piedi nel manto bianco. È ancora da stabilire chi adori di più la neve tra me e i miei cani.

Come ti senti quando scrivi?

Non ho sensazioni particolari, mi estraneo completamente dall’esterno e corro dietro ai miei pensieri.

Da dove nasce la tua passione per il genere fantasy?

Credo che nasca dal fatto che permette un’evasione totale dalla realtà, attraverso temi come la magia e creature leggendarie. Ma, allo stesso tempo, sia in grado di trattare fra le righe, temi molto importanti. Quali: l’amicizia, l’eroismo, il sacrificio, il rispetto ecc.

Alcuni sostengono che, escludendo Tolkien e pochi altri autori, il fantasy sia un genere prettamente commerciale, sei d’accordo?      

Credo che negli ultimi anni il filone fantasy si sia diviso in due. Una parte segue il crescente interesse, specie tra gli adolescenti, verso la cultura Dark e il macabro. Un filone di libri incentrati su personaggi come: vampiri, licantropi ecc. Non mi piace definirli fantasy, ma piuttosto horror. Questo tipo di libri secondo me, è nato sull’onda di questa tendenza e mira a accaparrarsi questa fascia di persone. Li trovo quindi prettamente commerciali. Se ci manteniamo, invece, sul filone classico del fantasy. Anche guardando a scrittori contemporanei come la Troisi e molti altri.  Credo che siano libri scritti per ispirazione, che non badano alle mode del momento e ad accaparrarsi lettori. Ma che contengano in sé semplicemente la voglia di raccontare e raccontarsi, di comunicare qualcosa fra le righe e regalarle un’evasione dalla quotidianità.

Sei nata a Torino, da tutti considerata come la città più esoterica d’Italia. La tua città ha influito nel tuo percorso di scrittrice?

Non mi sono mai interessata di esoterismo e quindi questo fatto non mi ha influenzato come scrittrice.

Secondo te qual è il segreto per conquistare un lettore?

Io trovo che un libro oltre a raccontare una bella storia, debba essere anche capace di comunicare messaggi fra le righe. Penso che rendano il libro più profondo, realistico e interessante. In quanto, come nella realtà, non solo si vive la storia leggendola, ma si riceve anche qualcosa dalla essa.

C’è un ricordo del tuo percorso che ti sta più a cuore degli altri, un aneddoto che vorresti condividere con noi?

Indubbiamente quando ho ricevuto la telefonata dove mi annunciavano che “Un titano per Emily” aveva superato la selezione e sarebbe stato pubblicato. Certo non da una grossa casa editrice, ma dopo tanti anni passati nell’ombra, era comunque bello sapere che un mio libro era stato apprezzato e ritenuto idoneo per la pubblicazione e non da una casa editrice a pagamento.

Prima di discutere del tuo ultimo romanzo vorremmo fare un passo indietro, anche per dare ai nostri lettori la possibilità di conoscerti meglio, dicci qualcosa sui tuoi romanzi precedenti: Un titano per Emily e Siberia, una storia di liberta.

“Un titano per Emily” è il primo libro di una trilogia. Racconta delle avventure di una ragazza, appassionata di cavalli e dei suoi amici. Tutto gira intorno a amicizia, simpatie, antipatie, studio, famiglia, passioni, sogni nel cassetto e agli accadimenti che si presentano di volta in volta, al maneggio Ibiscus. Frequentato da Emily e Val, la sua migliore amica.

“Siberia, una storia di libertà” è un romanzo incentrato sulla mia nuova concezione del rapporto con il cavallo. Si abbandonano i recinti e l’equitazione. Per tuffarsi nella natura incontaminata delle alpi. Qui insieme a Keira, una ragazza che ama esplorare i boschi attorno alla baita dei suoi nonni. Si scoprirà il segreto della foresta e si potrà vedere nascere un’amicizia che va oltre la specie, priva dei preconcetti e delle aspettative che regolano i rapporti fra gli uomini e gli altri animali.

Finalmente siamo arrivati a parlare del nuovo romanzo: Ciarli e le dodici ere. Presentacelo nel modo che preferisci

È un romanzo nato dal sogno di unire elementi del genere fantasy e fantascienza. Un’idea che mi frullava in testa da un po’ e che si è concretizzata con questo romanzo. Così gli elfi sono diventati gli abitanti di un altro pianeta, situato in un’altra dimensione, a cui si può accedere attraverso oggetti chiamati chiavi quantiche. Ciarli riceverà dalla nonna uno di questi oggetti che le aprirà le chiavi di un mondo dove velieri in legno, magia, telepatia e tecnologia avanzata si mischiano.

Quanto c’è di Emanuela in Ciarli, la protagonista del tuo romanzo?

Io e Ciarli condividiamo l’amore per la natura e gli animali. Ma la determinazione e la grinta sono caratteristiche tutte sue.

C’è stato qualche autore fantasy che ha influito sul tuo percorso artistico e letterario, il tuo, chiamiamolo mentore?

Indubbiamente Tolkien. Il mio primo vero romanzo è nato dopo avere letto “Il signore degli anelli”. Fu la prima volta che un mio racconto arrivò e superò le cento pagine.  È dal romanzo di Tolkien che ho imparato come si creano mondi di carta unici e realistici e a dare profondità ai personaggi.

Ultima domanda prima di salutarti e ringraziarti. Ti chiediamo una cosa semplicissima, consiglia ai nostri lettori un libro che non sia il tuo, uno soltanto.

Unika di E.J. Allibis.

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