Jack Ryan. Recensione terza stagione.

Nelle serie TV americane i russi sono tornati a essere i cattivi.

Prima di parlare della terza stagione di Jack Ryan c’è una cosa che va sottolineata: Il nemico è di nuovo la Russia. Come negli anni ’80.

Basta terroristi arabi, dittatori sudamericani o folli neonazisti dell’Oklaoma. Si torna al vecchio nemico di sempre, i russi.

Questo ritorno alle antiche tradizioni è visibile un po’ ovunque nei film e nelle serie TV di produzione americane. Le ragioni politiche sono ovvie ma io qui parlo d’altro e lascia ai colleghi della redazione il difficile compito di scrivere articoli e considerazioni sulla guerra.

Jack Ryan. Recensione terza stagione.

Jack Ryan. Recensione terza stagione.

Iniziamo subito con una domanda? Quante volte Jack Ryan deve salvare il mondo prima che i suoi capi della CIA gli concedano almeno il beneficio del dubbio?

Insomma, questo poveraccio le azzecca sempre tutto ma i suoi superiori continuano a trattarlo come un povero ispettore Coliandro qualsiasi. Un po’ di rispetto!

Questa domanda mi ha assillato per gran parte della corsa da brividi dell’inquietante terza stagione di Jack Ryan su Prime Video.

Questo scenario da giorno del giudizio parte con un gruppo di canaglie russe che semina disordini internazionali attraverso assassini, incursioni non autorizzate in paesi stranieri e l’immancabile tentativo di un colpo di stato.

Come facciamo a distinguere la finzione dalla realtà? Semplice, perché il presidente russo in questa serie è una brava persona.

Questo gruppo di “nazionalisti” a lungo dormiente, che si pensava fosse stato eliminato nel 1969, ha riportato in vita un vecchio studio capace di miniaturizzare un’arma atomica noto come Progetto Sokol.
Una bomba da far esplodere per poi dar la colpa agli americani.

Contesto internazionale

Il loro obiettivo finale: far rivivere lo spaventoso spettro dell’Unione Sovietica come “il mostro che ha tenuto sveglio il resto del mondo di notte”. (La sottigliezza non è il punto di forza di questa serie.) Prima tappa: la Repubblica Ceca, in cui la presidente (Nina Hoss) sta valutando se entrare nella NATO o meno (in realtà è più complicato di così ma rischio di spoilerare qualcosa)

L’intrepido e intuitivo funzionario Jack Ryan, ancora una volta interpretato da John Krasinski, scopre il complotto, ma viene presto trasformato in un capro espiatorio dai suoi superiori a Langley quando la prima missione va male.

Anche l’ambiziosa capa della stazione di Roma (una feroce Betty Gabriel) ammette candidamente di fronte a Jack, prima di scaricarlo, “Non mi sono mai piaciuti gli eroi”. Fortunatamente poi riuscirà a farsi perdonare quando finalmente capirà che, come sempre, Ryan ha ragione.

Jack Ryan 3. Il cast

John Krasinski non è il miglior Jack Ryan di sempre. Ma bisogna ricordare che l’agente segreto americano protagonista dei romanzi di Tom Clancy è stato interpretato negli anni da attori come Alec Baldwin, Harrison Ford e Ben Affleck: una concorrenza di tutto rispetto. Eppure John Krasinski dimostra di non aver paura dei paragoni, con il suo incedere un po’ goffo da cucciolone fedele riesce a farsi benvolere e a dare credibilità al suo personaggio.

James Greer (The Wire) appare inossidabile come nelle prime 2 stagioni. Michael Kelly (House of Card) qui nelle parti di un “contractor” privato ma sempre in orbita CIA riesce a dare al proprio personaggio una giusta caratterizzazione, equilibrata e piacevolissima.


La new entry più preziosa è però James Cosmo, che è sempre uguale, lo stesso di Braveheart, nonostante siano passati la bellezza di 27 anni! Qui lo ritroviamo nei panni di un oscuro colonnello russo, esperto di intrighi, depistaggi e omicidi, vero trait d’union di tutti gli avvenimenti raccontati in questa terza stagione.

Conclusioni

Questa terza stagione, pur con qualche pecca, alla fine alla fine riuscirà a soddisfare la maggior parte dei fan del genere e ne introdurrà anche di nuovi. Forse è la migliore stagione della serie, almeno finora. Consigliata.

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