Ma chi era Jimmy Hoffa?

Ma chi era Jimmy Hoffa? Interpretato da Al Pacino in “ The Irishman” di Scorsese. Le nuove generazioni ignorano chi era. Eppure è stato uno degli uomini più potenti d’America

Grazie al film di Martin Scorsese, The Irishman, si è tornato a parlare di lui ma nessuno si ricorda più chi è stato e cosa ha fatto.

Chiariamo subito un punto importante: quando parliamo di James Riddle Hoffa parliamo di un uomo che negli Stati Uniti ha esercitato un potere secondo solo a quello del presidente.

Una figura controversa e ingombrante. Per molti anni gli americani si sono fatti una domanda “Ma Hoffa era un santo o un mafioso?” Che poi è proprio il titolo data dai nostri traduttori al film “Hoffa” del 1992. In quell’occasione fu niente di meno che Jack Nicholson a interpretare il sindacalista (in una delle sue prove peggiori però, questo va detto)

Il problema è che a questa domanda nessuno può rispondere definitivamente, mancano i dati e i particolari per farlo.

Ma chi era Jimmy Hoffa

Ma chi era Jimmy Hoffa

Jimmy Hoffa è stato un uomo complicato, figlio ma anche padrone di quell’America grigia fatta di accordi politici davanti alle telecamere ma anche di strette di mano notturne nelle cucine chiuse di qualche ristorante italiano. L’America dei sindacati.

È proprio Scorsese nel suo film a dirci che oggi quasi nessuno conosce la storia di Jimmy Hoffa però negli anni cinquanta era famoso quanto Elvis, e negli anni sessanta lo era quanto i Beatles. Uno tra i personaggi più influenti di quegli anni.

International Brotherhood of Teamsters

Hoffa è stato il presidente del più grande sindacato degli Stati Uniti: International Brotherhood of Teamsters (IBT)

Ed essere il presidente di un sindacato simile significava anche poter gestire il fondo pensione del sindacato stesso, una montagna di dollari, un miliardo per la precisione.

Hoffa concedeva prestiti (con bassi tassi di interesse) a diversi boss di Cosa Nostra e loro lo aiutavano a mantenere il potere. È da lì che arrivavano i soldi per costruire i casinò di Las Vegas e di L’ Avana.

Ma come ci era arrivato Jimmy Hoffa a trattare con i boss di Cosa Nostra?

Partiamo dall’inizio: James Riddle Hoffa nacque a Brazil, un piccolo paese della contea di Clay nello stadio dell’Indiana. Veniva da una famiglia povera, suo padre, minatore, morì di cancro ai polmoni quando lui aveva solo 7 anni.

La famiglia si trasferì a Detroit nel 1924, dove Hoffa  visse per tutto il resto della sua vita, lasciò la scuola all’età di 14 anni e iniziò a lavorare a tempo pieno.

Hoffa iniziò il suo impegno sindacale fin da adolescente quando lavorava in una catena di generi alimentari, un lavoro che pagava salari scadenti e offriva cattive condizioni di lavoro con una sicurezza minima. I lavoratori scontenti di questa situazione  cercarono di organizzare un sindacato per migliorare la loro sorte. Sebbene Jimmy fosse giovane, il suo coraggio e la sua disponibilità in questo ruolo impressionarono i colleghi: divenne una guida, un leader.

In quegli anni si prese anche una pallottola senza però avere grosse conseguenze, a sparargli fu un suo collaboratore.

Nel 1932 lascia il lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla sua attività di sindacalista diventando organizzatore della sezione 299 del Teamsters di Detroit.

Il sindacato Teamsters, fondato nel 1903, contava 75.000 membri nel 1933. Come risultato del lavoro di Hoffa l’adesione è cresciuta a 170.000 membri nel 1936. Tre anni dopo erano 420.000. Il numero è cresciuto costantemente durante la seconda guerra mondiale e dopo il boom economico del dopoguerra raggiunse il milione di membri nel 1951.

I Teamsters organizzarono camionisti e magazzinieri, prima in tutto il Midwest, poi a livello nazionale. Il suo sindacato cresceva sempre di più e con esso cresceva anche il potere di Jimmy. Negli anni ’50 i Teamsters erano ormai il sindacato più potente d’America.

Influenza della mafia nei sindacati

I sindacati dei camionisti però in quell’epoca erano fortemente influenzati e, alcune volte, controllati da elementi del crimine organizzato. Per unificare i sindacati più piccoli e unirli al suo, Hoffa dovette prendere accordi e accordi con molti gangster, iniziando dalla zona di Detroit. L’influenza del crimine organizzato, e di Cosa Nostra americana in particolare, sull’IBT si andava espandendo con la crescita del sindacato stesso.

Nel 1955 l’IBT trasferì il suo quartier generale da Indianapolis a Washington. Durante questo periodo anche il personale IBT fu ampliato, con molti avvocati assunti per assistere nelle trattative contrattuali. Dopo le elezioni del 1952 come vicepresidente, Hoffa iniziò a trascorrere più tempo lontano da Detroit, a Washington o in viaggio per il paese. Il suo avvocato personale era Bill Bufalino, cugino del boss Russel Bufalino (nel film di Scorsese interpretato da Joe Pesci)

Hoffa diventa presidente del sindacato nel 1957, proprio nell’anno in cui affronta per la prima volta importanti indagini penali. I suoi contatti con la mafia, i prestiti, la sua influenza politica che cresceva sempre di più portarono il senato a istituire una commissione per indagare sui Teamsters e su i suoi vertici.

I Kennedy

Quella volta non trovarono niente su di lui ma quando John F. Kennedy fu eletto presidente nel 1960 nominò suo fratello minore Robert come procuratore generale. Lo stesso Robert Kennedy che  come consulente della commissione che aveva indagato nel 1957 non era riuscito a condannare Hoffa. Da procuratore generale però  Kennedy perseguì un forte attacco alla criminalità organizzata e mise su una squadra di procuratori e investigatori il cui unico scopo era quello di sorvegliare e di indagare su Jimmy Hoffa.

Il 4 marzo 1964 fu condannato a Chattanooga, nel Tennessee, per tentato tentativo di corruzione di un giurato durante un processo. Ma la condanna più pesante arrivò qualche mese più tardi, in un altro processo svoltosi  a Chicago, questa volta c’era di mezzo il famoso fondo pensione dei Teamsters, quello di cui parlavamo prima.

Hoffa aveva concesso illegalmente diversi grandi prestiti usando i soldi del fondo pensione a importanti figure del crimine organizzato. Kennedy, che aveva inseguito Hoffa per diversi anni, si dimise dalla carica di procuratore generale dopo la seconda condanna di Hoffa e fu eletto al Senato degli Stati Uniti nelle elezioni del 1964.

Jimmy Hoffa andò in prigione e da quel momento in poi perse gran parte del suo potere.

Dopo il carcere

Una volta uscito però non si ritirò a vita privata ma fece di tutto per riprendersi il sindacato.

Le cose però erano cambiate durante gli anni, i rapporti con la mafia si erano logorati e Jimmy aveva iniziato a negare prestiti o a concederne sempre meno. Quelli che erano stati suoi amici per tutta la sua carriera diventarono suoi nemici.

E siamo quindi al giorno in cui sparì, il 30 luglio 1975, dopo essere uscito da un incontro con Anthony Provenzano e Anthony Giacalone. Che fine ha fatto, è stato ucciso, da chi…queste e altre domande trovano risposte nel film di Scorsese di cui non vi anticipiamo niente.

Sono vere? Probabilmente alcune lo sono altre no. Quella di Jimmy Hoffa è una storia di mistero, lo è nella vita così come nella morte.

Era dunque un santo o un mafioso? Forse la risposta è che non era né l’uno nell’altro.

Ha aiutato tanti lavoratori, ha contribuito migliorato le loro condizioni di vita, a le sue battaglie hanno fatto avere loro più diritti, questo non può negarlo nessuno, per farlo ha collaborato con la mafia, anche questo non può negarlo nessuno. È una storia grigia la sua, una storia dove i buoni non esistono, dove le certezze e le verità sono davvero poche. Una storia di mafia, politica e sindacati, dove gli elementi si uniscono ed entrano in contatto così tante volte che alla fine diventa difficile distinguerli. È una storia confusa. Una storia dimenticata.

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Redazione

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