L’insostenibile pesantezza della Murgia…

Diventata una guru della sinistra più estremista la scrittrice simpatizzante di Hamas sembra costretta a spararle sempre più grosse.

È già ormai da qualche tempo che Michela Murgia è diventata ammorbante, irritante e decisamente insopportabile. Peccato, perché la scrittrice sarda in passato, agli esordi, aveva anche dimostrato di poter essere a suo modo ironica, pungente e decisamente brillante.

I tempi di Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria sono però ormai finiti, andati e appaiono talmente lontani da diventare eoni; e chi ha scritto quelle pagine piene di verità quotidiana presentandocele in un modo così aggraziato sembra davvero un’altra persona rispetto a quella signora che da tempo ormai ascoltiamo delirare confusamente in televisione e sui social.

insostenibile pesantezza della Murgia

In quest’ultimo periodo, che dura però da tempo, la Murgia ha detto una serie impressionante di stupidaggini, sempre più grosse, al punto che adesso abbiamo quasi paura di quale potrebbe essere la prossima. Un crescendo di assurdità iniziato quando su Battiato disse “è considerato un autore intellettuale. E invece, tu ti vai a fare le analisi dei suoi testi e sono delle minchiate assolute, citazioni su citazioni e nessuno significato reale” il che forse equivale a bestemmiare. L’artista siciliano non solo era un intellettuale vero, uno dei più importanti che abbiamo avuto nel dopoguerra, ma i suoi testi, a volte sì complicati, non erano assolutamente delle minchiate ma poesia messa in musica con abilità, talento e maestria.

Una volta calatasi nel suo ruolo di “spara cazzate” ha proseguito ininterrottamente regalandoci anche qualche prodezza memorabile. Come quella sul generale Figliuolo, l’uomo che dopo il fallimento del duo Conte & Arcuri si è fatto in quattro per vaccinarci. “A me spaventa avere un Commissario che gira con la divisa, non l’ho mai subito il fascino della divisa. Gli unici uomini che ho visto in divisa davanti alle telecamere sono i dittatori, quando vedo un uomo in divisa un po’ mi spavento sempre” Bullshit! come direbbero a Yale. Qui l’unico che si atteggia a dittatore è quello sfigato di Speranza che vorrebbe tenerci chiusi in casa a vita natural durante e che si è permesso anche di incoraggiare una pratica infame come la delazione.

È vero che in alcuni paesi del mondo, specialmente in Africa e in Sud America le divise rappresentano le dittature socialiste, come la Cuba tanto cara ai comunisti nostrani, ma qui Figliuolo è stato nominato Commissario per l’emergenza Covid da un presidente del consiglio che gode di una fiducia parlamentare, come ne godeva Conte. Il suo incarico è tecnico e ha la sola funzione di usare l’apparato logistico dell’esercito per facilitare la distribuzione dei vaccini.

Non c’è nessuna dittatura e se la Murgia si spaventa quando incontra un uomo in divisa allora le ricordiamo che, per esempio, i militari nelle stazioni stanno lì da quando l’ISIS ha iniziato a fare attentati in Europa. Se da noi non è mai successo niente forse un po’ di merito va a anche a quei ragazzi, ma forse questo discorso, una che simpatizza per Hamas, non può capirlo.

E sì perché la nostra cara scrittrice, tra l’altro, è anche una sostenitrice di Hamas, l’abbiamo saputo, come tutti, da una vecchia chat WhatsApp che è trapelata in cui scriveva, chiaramente e senza giri di parole “La penso come Hamas”

Pensarla come Hamas significa volere la distruzione di Israele e la morte di tutti gli ebrei presenti, è così, c’è poco da discutere su questo. Non si vuole una pace duratura, una convivenza e il rispetto degli accordi ma l’eliminazione dell’avversario. Che differenza c’è quindi con gli israeliani che in quei territori hanno commesso e commettono crimini di guerra e contro l’umanità? Nessuna. Punto e basta.

La Murgia però ne ha dette così tante che starle dietro è diventato davvero complicato, ultimamente sta al ritmo di una supidaggine al giorno ed è difficile restare aggiornati.

In ordine di tempo: Cecilia Frienlingsdorf! Come? Frienlingsdorf, uno scioglilingua praticamente, se riesci a scriverlo correttamente e allo stesso tempo pronunciarlo prima giusto e poi al contrario si rischia di incappare in una qualche evocazione satanica. Per questo la candidata di Azione nelle comunali di Roma ha scelto di scrivere sui manifesti semplicemente Cecilia, un nome semplice, amico, che sa di zia. La scrittrice ne ha parlato, male, nella sua rubrica settimanale accusando addirittura Calenda di sessismo e di aver omesso il cognome della candidata, ma a chiarire il tutto è stata la diretta interessata. “Gentile Michela Murgia e cari elettori, mi chiamo Cecilia Frielingsdorf. Per semplificare la possibilità di votarmi sono stata iscritta alle liste elettorali come Cecilia Frielingsdorf detta CECILIA. Spero di essere giudicata per le mie idee e non per il mio cognome”, scrive la candidata di Azione su Twitter. Insomma questa figuraccia fatta nel cercare sessismo e discriminazione ovunque se la poteva risparmiare, ma non solo, perché la Murgia con queste sue battaglie ridicole trasforma in barzellette temi e problemi reali.

Arriviamo a Benigni e al suo discorso di ringraziamento alla moglie Nicoletta Braschi, pronunciato a Venezia dopo aver ricevuto il Leone d’oro alla carriera. Un discorso forse sdolcinato, troppo romantico ma da qui a scrivere “Al netto dell’entusiasmo coniugale di Roberto Benigni, della cui genuinità nessun dubita, dal punto di vista della rappresentazione pubblica del rapporto uomo-donna le parole dell’attore riproducono un cliché secolare, quello della grande donna dietro al grande uomo, dove la parola che fa scattare il meccanismo tossico non è ‘grande’, ma ‘dietro'”. ce ne corre. A parte il fatto che Nicoletta Braschi è sempre stata davanti a Benigni, lui semmai stava dietro la camera da presa. Senza di lei, che come attrice può piacere o non piacere, non ci sarebbero stati tutti quei film che conosciamo benissimo. La Braschi è sempre stata il centro della cinematografia di Benigni. Trovare tracce di patriarcato anche lì significa solo che non hai proprio più niente di serio da dire e allora sei costretta a sparare bordate sempre più rumorose per farti sentire.

E in conclusione, cara Michela, per favore lascia in pace la nostra lingua! Usiamo da secoli i pronomi plurali maschili in modo neutro e ci siamo sempre trovati bene. Quella specie di E rovesciata che usi quando scrivi tuttƏ, nessunƏ, nostrƏ? e via dicendo, usala per altro: facci i coriandoli, mettila nel minestrone oppure ricoprila d’oro e usala come un ciondolo, l’importante è che la fai sparire prima possibile.

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Redazione

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