No al bodyshaming

Tutti i corpi sono corpi da spiaggia: no al bodyshaming.

Spesso si vive con serenità e felicità l’estate, stagione di vacanze e  viaggi. Ma tra bikini, shorts e vestiti leggeri il corpo diventa protagonista più che mai. 

Per questo motivo alcune persone potrebbero vivere un senso di inadeguatezza nei confronti del proprio corpo. Si chiama body shame, cioè vergogna del proprio corpo. E spesso è anche collegata a un disturbo chiamato dismorfofobia, cioè l’alterata percezione del proprio corpo e la non accettazione di esso. 

Una ricerca, pubblicata di recente sul Journal of Epidemiology and Community Health, afferma che il 61% delle persone prova avversione per il proprio aspetto fisico.

Gli aspetti per cui si prova questo senso di inadeguatezza sono i più svariati: la forma del corpo e del viso, il colore della pelle, i peli o i capelli, gli inestetismi (che in realtà sono normali come la cellulite, le smagliature, l’acne) e via dicendo. Insomma, si pensa di non essere mai abbastanza rispetto a un modello di perfezione mentale di bellezza. 

No al bodyshaming

No al bodyshaming

Tali modelli di bellezza sono stati per anni dettati dall’arte, dalla TV e dalla società. 

Spesso una delle motivazioni profonde è che il corpo viene investito del dovere di rappresentare esteriormente l’identità della persona e di rispettare i canoni dettati dalla società, altrimenti si è considerati non abbastanza, ma non è così. 

Ultimamente qualcosa sta cambiando con una nuova visione di body positivity, un atteggiamento cioè di positiva accettazione del corpo, dove si valorizza la diversità di ciascuno e si guarda intorno con occhi meno giudicanti. È bello ciò che piace e ciò che fa star bene. Il bello sta nell’unicità di ognuno e in questo modo si può scoprire la propria bellezza.

La bellezza non è nel giudizio sul corpo, con criteri di misure o standard da rispettare. 

La bellezza sta nel piacere, nello stare bene con se stessi.

Cos’è il bodyshaming

Il Bodyshaming agisce come giudizio spesso offensivo nei confronti del corpo di una persona. 

Alcune frasi tipiche del bodyshaming sono: 

  • “sei grassa”
  • “mangia un po’ di più”
  • “dovresti metterti a dieta”
  • “ma come ti vesti?”
  • “sei troppo alta”
  • “sei troppo bassa”
  • “sei brutta”

Molto spesso si ricade ancora in questi giudizi e ciò accade un po’ ovunque: per strada, in TV, sui social e in tutti gli ambienti sociali che richiedono la visione del nostro corpo. Ne sono statз vittime anche personaggi famosi come Vanessa Incontrada, Emma Marrone, Elodie, Laura Brioschi. Ed è capitato anche a molte star hollywoodiane di essere vittime di bodyshaming a causa di difetti estetici, imperfezioni o cambiamenti fisici. Ad esempio è successo anche a Leonardo Di Caprio, Russell Crowe. Quindi, come accennato prima, anche gli uomini sono vittime del bodyshaming e questo perché tale discriminazione colpisce le persone al di là della loro identità di genere e anche espressione di genere.

Attraverso la visione di body positivity le persone hanno acquisito uno strumento in più per contrastare questi atteggiamenti invalidanti e pericolosi. 

Ma spesso non basta e le statistiche sulle adolescenti indicano infatti che a esserne state vittime siano il 94% delle ragazze e il 65% dei ragazzi. 

Con il body shaming le persone vengono a tutti gli effetti bullizzate per avere qualche chilo di troppo o anche per l’eccessiva magrezza. Prese di mira sono in particolare alcune parti del corpo come le gambe, la pancia, il fondoschiena e i fianchi. 

Le conseguenze di queste critiche sono soprattutto psicologiche. Per i ragazzi con una scarsa consapevolezza e delle insicurezze sul proprio aspetto fisico, sentirsi giudicati maliziosamente per il proprio corpo e aspetto può ferire e lasciare tracce indelebili di sofferenza psicologica che potrebbe sfociare in un disturbo di personalità, di depressione o del comportamento alimentare o dismorfofobia. In tal caso, è sempre meglio consultare un professionista della salute mentale che ci aiuti a formare una maggiore consapevolezza. 

Il Bodyshaming è reato

Inoltre, fare body shaming è reato! Si può denunciare il comportamento del body-shamer per atti di bullismo, diffamazione e stalking.

L’art. 595 del Codice Penale recita che: tale condotta diviene reato quando, comunicando con più persone, il soggetto offende l’altrui reputazione, sia direttamente che a mezzo internet (social, blog, etc) o a mezzo stampa.

Molti paesi hanno inserito tale tema nelle campagne sociali, prima fra tutti la Spagna, che quest’estate ha lanciato una campagna in favore delle persone (soprattutto le donne che subiscono più pressione sociale) preoccupate della cosiddetta “prova costume”. Il ministero dell’Uguaglianza si è espresso incoraggiando a rifiutare e rivedere gli stereotipi e a non cedere alla violenza. La campagna è stata realizzata assieme al Women’s Image Observatory, un’istituzione fondata nel 1994 che ha il compito di raccogliere le segnalazioni dei cittadini vittime dei “canoni convenzionali”. Ione Belarra, leader del partito Podemos e attuale ministro per i diritti sociali, ha affermato: “Tutti i corpi sono corpi da spiaggia!”.

Visione ancora forse utopica, che si raggiungerebbe con una corretta educazione di tutte le persone che formano la collettività. Ma la body positivity ha anche questo scopo, far comprendere che il benessere psico-fisico viene raggiunto nel momento in cui riusciamo a distaccarci dalle imposizioni sociali e di forma, e come prima cosa iniziamo a innamorarci di noi stessi così come siamo.

Dire no al Bodyshaming non significa legittimare l’obesità usando termini dal suono gradevole e innocuo come Curvy. L’obesità è un problema di salute grave che incide su tutto l’organismo. Con il tempo potrebbe diventare anche un problema sociale, basti pensare a quanto succede negli Stati Uniti. Tra il dire NO al Bodyshaming e incoraggiare una grave patologia c’è una grande differenza che troppo spesso non viene capita da troppe persone.

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Redazione

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