Intervista allo scrittore Simone Ruggerini

Intervista allo scrittore Simone Ruggerini autore di “Tutto è scritto”

Per rompere il ghiaccio e conoscerti meglio, iniziamo con una domanda facile: parlaci di te, presentati, anche in modo informale, ai nostri lettori, dopotutto lo scrittore è come un amico con cui decidiamo di passare del tempo. 

Intervista allo scrittore Simone Ruggerini
Copertina del libro

Ciao a tutti, mi chiamo Simone, ho 37 anni; ho dedicato e dedico tuttora la mia vita al mio lavoro di psicoterapeuta, al mio essere musicista e scrittore, nonché alle mie grandissime passioni che sono il cinema e la lettura. Vivo a Parma, e amo molto la mia città, non a caso vi ho ambientato molti dei miei scritti; condivido il mio appartamento con due splendidi e pestiferi gatti. Sono inoltre felicemente fidanzato da cinque anni con Giulia, e ci tengo a dirlo in quanto è la mia prima lettrice nonché colei che più di qualsiasi altro mi ha incoraggiato a credere in quello che creo.

In che modo i tuoi studi di psicologia incidono sulla tua scrittura?

Non ti so quantificare la cosa, ma senza dubbio incidono, anche se più in maniera inconscia che esplicita. Sicuramente mentre descrivo i pensieri e i sentimenti dei miei personaggi, la mia mente non può fare a meno di “approfittare” delle conoscenze che ho accumulato nei vari anni di studio, ma soprattutto delle esperienze che ho vissuto insieme ai miei pazienti.

Avere una formazione come la tua è un vantaggio per gli scrittori?

No, non credo sia necessariamente un vantaggio, dipende tutto da come si mescola con le proprie forze creative, che per me sono e rimangono le vere artefici del miracolo della scrittura. Diciamo una formazione psicologica potrebbe essere determinante nel momento in cui si vuol scrivere un libro incentrato sulla psicologia, ma non necessariamente se si vuol raccontare una storia.

Scopriamo dalle tua biografia che sei di Parma, vuoi parlarci un po’ di quella che è la tua  città  e soprattutto quanto di lei  è presente nelle tue opere.

Sì, sono di Parma e ho quasi sempre abitato in questa città. Come già detto, vi sono molto legato; nonostante abbia i suoi problemi a diversi livelli, ha alcune caratteristiche che la rendono speciale: il suo essere a misura d’uomo e l’avere forti legami con l’arte e la musica sono solo alcune di esse. Un’altra cosa, io non ho una macchina, amo camminare e in questo senso Parma è perfetta perché puoi raggiungere tutto quello che ti serve anche a piedi. Non tutto è oro quello che luccica, anzi, ma delle volte sono proprio le contraddizioni tra ciò che funziona e ciò che zoppica che me lo fanno ancora più amare.In molti dei miei scritti Parma è l’ambientazione che scelgo; nel mio romanzo “Tutto è scritto” credo possa addirittura essere definita come una dei protagonisti del racconto.

Parlaci dell’altra tua passione, la musica, sappiamo che componi al pianoforte e fai parte di un gruppo musicale.

Sin da quando ero piccolino ho iniziato a coltivare un forte legame con la musica, partendo dal Rock e dall’Heavy Metal per poi spaziare sempre di più, raggiungendo la musica classica, l’elettronica, la new age e la pop. Durante il periodo delle superiori ho deciso di prendere in mano delle bacchette e imparare a suonare la batteria, cosa che ho fatto per diversi anni. Contemporaneamente mi sono sentito fortemente attratto dal pianoforte, così ho approfondito anche questo strumento fino a quando è diventato il mio principale, insieme alle tastiere e ai synth. Tra i 18 e i 30 anni ho avuto diversi gruppi con cui ho suonato, ma il più importante in assoluto è stato senza ombra di dubbio i Domina Noctis, gruppo gothic metal con cui ho avuto la fortuna di incidere anche due cd. Con il tempo, purtroppo, per vari motivi personali i Domina Noctis hanno perso vitalità, e attualmente è un progetto in stand-by. Le emozioni che però ho provato scrivendo pezzi, facendo concerti e vivendo la vita di gruppo non li dimenticherò mai, mi hanno fatto crescere tantissimo su tanti fronti.

Prima di parlare del tuo ultimo lavoro torniamo un attimo  indietro, “Tempo di bilanci” il racconto horror con cui hai vinto “Parma rosso sangue” un concorso che si tiene nella tua città. Vuoi dirci qualcosa al riguardo?

È forse uno dei i racconti brevi a cui tengo di più, perché oltre a ritrovarci la dimensione horror dalla quale spesso parto per scrivere, è possibile intravedere quella vena malinconica che con il passare del tempo sento tantissimo essere un mio “marchio di fabbrica”. Ci sono dei mostri in questo racconto, ma più che suscitare paura generano un senso di tristezza, a me pure di empatia. Oltre a questo, comunque, far partecipare “Tempo di bilanci” a quel concorso è stato anche un modo per “dichiararmi” al mondo, dato che i racconti precedenti che ho scritto sono girati tutt’al più tra familiari e amici. È stato quindi sicuramente un punto molto importante nel mio percorso di scrittore.

Arriviamo così a  “Tutto è scritto” il tuo romanzo. Siamo rimasti colpiti dalla lunghezza, quasi 500 pagine, evidentemente avevi molto da raccontare. 
Non aggiungiamo altro, hai tutto il tempo per spiegarci e presentarci al meglio questa storia che sembra davvero carica di mistero
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A Parma iniziano a verificarsi efferati omicidi di giovani ragazze, cosa che sconvolge l’apparente pace della città. Nel mentre, si inizieranno a conoscere le vite di alcuni personaggi, che ben presto finiranno per intrecciarsi con quella del serial killer fino al sopraggiungere di un tragico epilogo che nessuno riuscirà a dimenticare facilmente. Mesi dopo, le storie di questi personaggi torneranno a ritrovarsi, così come a mescolarsi con quelle di altri, alla ricerca di risposte su quanto effettivamente avvenuto. Tutto sembrerà ricondurre ad un luogo ben preciso, e ad un libro, entrambi intrisi di una verità spaventosa, inimmaginabile, una verità che porterà chi potrà ancora farlo a viaggiare nei recessi della propriamente fino ad una dimensione che forse non appartiene più alla realtà conosciuta, bensì ad un altro dove e un altro quando…

Qual è, secondo te, il genere di pubblico che potrebbe maggiormente trovare interessante la tua scrittura.

Sicuramente questo libro credo possa piacere agli amanti dei romanzi thriller a tinte paranormali e oniriche, così come a coloro che apprezzano storie corali, fatte di eventi che si susseguono ma soprattutto di relazioni tra personaggi e di percorsi esistenziali, sia di crescita che di perdita di sé.

Che tipi sono i personaggi dei tuoi romanzi? Li dipingi attingendo al bagaglio di persone che hai conosciuto nella vita reale, che potremmo incontrare ogni giorno, oppure sono autenticamente frutto della vena artistica e creatrice dello scrittore?

I personaggi del mio romanzo sono individui estremamente “normali”, profondamente umani nei loro pregi e difetti, sono persone che potremmo davvero incontrare con grande facilità nella nostra vita quotidiana, vedi l’esempio di ragazzi all’inizio del loro percorso universitario, con le loro speranze, le loro paure e i loro dolori. Un appunto per me importante da dire è che ciascun personaggio, questa è una confessione, porta dentro di sé un pezzo di me, ho attinto infatti a grandi mani sulla mia esperienza di vita per dare forma e colore a tutti loro, ed è per questo che vi sono molto affezionato, nessuno escluso.

Ci è capitato di leggere, spulciando tra i tuoi social, alcune considerazione legate all’attualità, alle vicende che ascoltiamo tutti i giorni. In particolare ci riferiamo a un tuo post sull’ormai arcinoto “caso Bibbiano”. Vuoi parlarne anche a noi?

Hai citato un caso che per via diretta conosco molto bene, in quanto i fatti sono avvenuti nelle vicinanze della zona in cui abito e inoltre in un ambito a me professionalmente non lontano. Sono senza ombra di dubbio avvenuti degli illeciti, credo che la giustizia si stia muovendo nel modo migliore per definirli. Quello che non ho tollerato è stato l’uso politico che si è fatto della vicenda, usandolo e abusandone da più versanti solo per i propri scopi. Faccio solo un piccolissimo esempio, si è parlato di elettroshock fatto sui bambini quando in realtà la notizia è totalmente errata, la tecnica psicologica descritta in tal modo in realtà si chiama EMDR (si possono trovare informazioni in merito su Internet) ed è una tecnica che viene utilizzata per aiutare l’individuo a elaborare un trauma, tecnica tra l’altro validata anche scientificamente. Sono riusciti a trasformare uno strumento curativo in uno di tortura… e solo per caricare, ingigantire il fatto. Terribile.

Chi sono, tra i grandi della letteratura mondiale presente e passata, i tuoi maestri, quelli che con le loro opere più hanno contribuito alla tua formazione, o semplicemente quelli che ammiri di più per tecnica e creatività?

Ti faccio un nome dal quale non posso prescindere, colui che per me è un maestro sia di tecnica di scrittura sia di creatività, ovvero Stephen King. Vi sono enormemente debitore, sia per avermi accompagnato con le sue storie lungo tutta la vita, per avermi fatto sognare, spaventare, commuovere, ma anche per la mia scelta di iniziare a scrivere. In ambito più classico, invece, posso citarti Kafka, Dostoevskij e in Italia Calvino e Pirandello.

Ultima domanda, consiglia un grande classico della letteratura a chi non l’ha letto. So che è difficile scegliere un solo titolo, ma la sfida è proprio questa: quale libro secondo te bisognerebbe leggere assolutamente?

Un libro che per me va a letto, senza se e senza ma, di un’attualità incredibile in qualsiasi epoca lo si leggerà, e che quindi consiglio caldamente a tutti i lettori, nessuno escluso, è 1984 di Orwell.

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