Intervista allo scrittore Salvino Muscarello

Abbiamo rivolto qualche domanda a Salvino Muscarello, autore dell’avvincente thriller “La corrente invisibile”

Cara Salvino, benvenuto su Cultura & Società, è un piacere averti qui. Rompiamo il ghiaccio con una domanda semplice e informale, come hai passato l’estate?

Abito in un piccolo paese della riviera jonica messinese, Alì Terme, tra Messina e Taormina e, complice l’incertezza legata al Covid, sono rimasto qui nel mio mare, con gli amici di sempre, tra bagni, ricchi pranzi e qualche serata allegra. Rilassante.

Avvocato e docente, adesso anche autore. La tua professione e la tua formazione influiscono sul tuo modo di scrivere?

Credo di sì, specie la mia formazione giuridica a volte influenza lo stile, non sempre in maniera positiva; laddove me ne accorgo cerco di intervenire per restituire fluidità alla prosa. L’esperienza di docente in questo aiuta, perché spesso sono costretto a semplificare i concetti per renderli comprensibili ai miei alunni.

Come mai hai deciso di esordire con un genere difficile come il thriller?

La scelta segue i miei gusti letterari, ed in parte è anche un espediente per coinvolgere subito il lettore, che potrebbe essere diffidente nei confronti di un autore esordiente. Ho cercato però di non appiattirmi sugli stilemi del romanzo di genere e approfondire il tema della storia e i personaggi.

Che ingredienti servono, secondo te, per costruire una storia avvincente?

Da lettore vado alla ricerca di storie credibili, personaggi non banali, ritmo e una prosa fluida ma allo stesso tempo non scontata. Iniziando a scrivere ho realizzato che tra tutti gli ingredienti il più importante sia la creazione di personaggi rotondi, che si interrogano e agiscono in modo coerente, che mostrino dei contrasti interni in cui il potenziale lettore si possa riconoscere.

Come ti senti quando scrivi? Proviamo a raccontare ai nostri lettori il tuo momento creativo.

Passo molto tempo a ragionare su una scena, poi quando sono convinto passo alla scrittura. E’  un momento nevrotico, durante il quale mi sento su una specie di nuvola. Capita spesso, in questa condizione, che venga fuori una scena o una sequenza in tutto o in parte diverse da come le avevo programmate. A volte è un bene, e lascio tutto com’è, a volte ci devo ritornare su. Ecco, se c’è una differenza, nella fase di revisione cerco di essere meno eccitato e più razionale.

Secondo te esiste un modo, un segreto, per conquistare i lettori?

No, secondo me esiste un modo per non conquistarli, e cioè non essere genuino, adottare delle soluzioni narrative o stilistiche al solo fine di fare l’occhiolino al pubblico. Credo che il successo possa o meno arrivare, ma se arriva sarà sicuramente figlio di un lavoro onesto che l’autore fa innanzitutto con sé stesso. Ciò però non significa non pensare ai lettori in fase di stesura: la narrativa ha delle regole che vanno rispettate e il pubblico è ormai cosi smaliziato da meritare rispetto.

C’è un ricordo del tuo percorso che ti sta più a cuore degli altri, un aneddoto che vorresti condividere con noi?

Ero fermo su una scena che non mi convinceva e per schiarirmi le idee sono andato a farmi un bagno in piscina. In acqua ho ascoltato furtivamente una conversazione tra due anziane signore che mi ha ricordato il dialogo che stavo scrivendo e non mi soddisfaceva. Ho avuto l’illuminazione e sono corso a casa e in poco tempo ho completato il capitolo.

In questo periodo non possiamo evitare l’argomento “Coronavirus”. Com’è stata la tua quarantena e se vuoi dirci la tua riguardo quello che ci è successo.  

È stata dura. Da docente ho sperimentato la didattica a distanza, inventandola praticamente da zero. Ma mi è mancato molto il rapporto diretto con colleghi e alunni. A me piace molto il contatto con gli altri, e ho sofferto anche per la semplice mancanza del solito caffè pomeridiano con annesse chiacchiere. Credo che questo periodo ci abbia ricordato quanto siamo tutti interconnessi, quanto la felicità o l’infelicità altrui non siano così lontane e indifferenti alle nostre vite.

Secondo te il governo ha agito bene in questi mesi?

Non era una situazione facile da gestire. All’inizio il lockdown era inevitabile, poi si è fatta un po’ di confusione, ma ripeto, nessuno a mio parere sarebbe stato immune da errori. Credo che il vero banco di prova sarà l’autunno, sia per quanto riguarda la gestione di una eventuale seconda ondata, sia per le misure economiche.

Eccoci alla domanda più importante: “La corrente invisibile”. Il tuo romanzo, presentacelo con le parole che preferisci, hai tutto il tempo.

La Corrente invisibile è stato, nelle mie intenzioni, il tentativo di creare un’opera nella quale ricomprendere quella che è la mia visione di un buon libro, superando quella che è la contrapposizione, ormai, a mio parere stantia, tra letteratura generalista e di genere. Nel contesto di una trama che vede la soluzione di un enigma criminale quindi, ho provato a dare rilievo all’ambientazione, alla rotondità e profondità dei personaggi, a temi quali il doppio, l’ambizione, il retaggio familiare, l’amore. Non so se ci sono riuscito ma sicuramente, pur essendo pronto a cambiare soggetto, anche le mie prossime opere andranno in questa direzione.

Quanto c’è di Salvino in Davide Bruno, il protagonista del tuo libro? È un po’ il tuo alter ego?

Qualcosa c’è. Soprattutto in quella sua ingenuità di fondo nell’osservare il mondo. Quando ho iniziato a scrivere lo vedevo reagire alle situazioni come avrei fatto io. Poi pian piano ha assunto una sua fisionomia e me ne sono allontanato, pur continuando a guardarlo con affetto.

C’è stato qualche autore che ha influito sul tuo percorso artistico e letterario, il tuo, chiamiamolo mentore?

Non uno soltanto. Ho amato Sciascia, per aver colto alcuni profili universali della sicilianità. Poi, se devo fare due nomi, diversissimi tra loro, dico Javier Marias e Michael Connelly.

Ultima domanda prima di salutarti e ringraziarti. Ti chiediamo una cosa semplicissima, consiglia ai nostri lettori un libro che non sia il tuo, uno soltanto.

Un cuore così bianco di Javier Marias.

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