The Boys: c’è vita su Amazon Prime.

Il palinsesto e l’offerta di film  proposta da “Amazon Prime” non ci faceva certo entusiasmare.  Nell’attesa che il colosso americano produca la serie tv “Il Signore degli Anelli” ci siamo spesso trovati ad osservare la loro icona sulla smart tv o sul desktop con giustificata sufficienza. Non c’è niente di interessante lì, questo pensavamo.

The Boys ha cambiato improvvisamente le cose. Finalmente un buon prodotto anche sul loro canale!

Per chi non ne ha mai troppo di supereroi e mantelli fluttuanti, e si è ingozzato tutti gli Avengers, the Boys rappresenta un’eccitante quanto brusca variazione sul tema.

La vicenda si svolge in un mondo in cui i “super” sono onnipresenti, dominando la cultura e il commercio in un modo che appare inevitabile. I più forti tra loro sono i Sette, un supergruppo rappresentato e gestito dalla minacciosa corporazione Vought, diretta dalla cinica e calcolatrice Madelyn (Elisabeth Shue). Questi supereroi  in costume vengono commercializzati in misura tale che anche la macchina per merchandising Marvel potrebbe trovare un po’ eccessivo. Tra apparizioni in chat, dirette su Facebook e  Instagram, bibite e cereali dedicati, eventi e inaugurazioni i “Sette” della Vought appaiono ovunque.

In contrasto a questi supereroi si pongono i Boys del titolo. Ma chi sono i buoni? E qui sta la “mandrakata”, il colpo di genio, la virata  politicamente scorretta che fa spiccare la serie perché la rende diversa e originale.

Eh sì, perché qui i buoni non sono poi così buoni. I super eroi della serie hanno spesso due facce, una pubblica, sorridente, accondiscende e rassicurante da esibire in pubblico e una privata, fatta di reazioni iraconde, comportamenti scorretti, intrighi, debolezze, malvagità e persino ricatti sessuali!

Non vogliamo anticiparvi nulla per non rovinarvi lo spettacolo, qualora decideste di approfittare del nostro consiglio e iniziare a vedere la serie, ci ringrazierete per non aver fatto menzione di “super droghe”, villain abilmente costruiti per creare la “domanda” (senza un cattivo un supereroe è veramente inutile!)

Non approfondiamo neanche il ruolo della Vought che vende i propri “super” per 300milioni l’anno alle città e che prova a piazzare i “suoi” nell’esercito in cambio di montagne di miliardi di dollari. Vi lasciamo il gusto di scoprire tutto  da soli.

Anche tecnicamente la serie è stata davvero girata bene e per la prima volta si percepisce l’enorme disponibilità di fondi che sta dietro alle produzioni Amazon.

Senza un cast adeguato però tutto questo progetto avrebbe corso il rischio di naufragare, di trasformarsi una farsa, fortunatamente questo non è successo.

Ritroviamo Elisabeth Shue, con qualche anno in più ma sempre affascinante, indimenticabile protagonista femminile di “Via da Las Vegas” e di “Il Santo”

Erin Moriarty, che avevamo lasciato giovanissima bad girl figlia ribelle di  Woody Harrelson “Marty Hart” nella stupenda prima stagione di True Detective. Qui ci appare bellissima e luminosa nel costume bianco-oro di Starlight , la giovane eroina new entry nel gruppo dei Sette e presentata come un’ideale e perfetta fidanzata d’America.

Il protagonista Jack Quaid, l’avevamo visto negli Hunger Games, è lui che uccide la piccola Rue! L’abbiamo odiato tutti per questo. In The Boys appare perfettamente a suo agio nel ruolo del bravo ragazzo sofferente e tormentato pieno di dubbi che vaga in continuazione tra la vendetta e il perdono, tra l’odio e l’amore.

Soprattutto però ci ha colpito moltissimo la performance di Karl Urban, vero protagonista della serie. Per quei pochi che non lo ricordano stiamo parlando di Éomer del Signore degli Anelli! Comandante dei rohirrim, il cavaliere di Rohan che guidato da Gandalf arriva al fosso di Helm insieme ai suoi guerrieri a cavallo per salvare i nostri eroi.

In the Boys lo conosciamo in una veste più tormentata, nera, sporca ma ugualmente agguerrita e determinata.

Altro pezzo forte della serie sono i camei. Da Billy Zane a Tara Reid per arrivare a Haley Joel Osment (il suo non è un cameo ma una vera e propria parte) sì, proprio lui, il bambino prodigio che è stato figlio di Forrest Gump, co-protagonista del Sesto Senso con Bruce Willis, compagno di scena di Kevin Spacey in “Un sogno per domani”, protagonista di “A.I. Intelligenza Artificiale” diretto da Spielberg; insomma quel marmocchio tutto lindo e pinto che anni fa stava in ogni film hollywoodiano, sembrava quasi che senza di lui non si potesse più girare un film da quelle parti. Non lo riconoscerete facilmente e quando lo farete vi sentirete improvvisamente vecchi (sigh!)

Nella puntata finale, a sorpresa, compare anche Giancarlo Esposito, il Gus Fring di Breaking Bad, ma vi abbiamo anticipato anche troppo.

Buona visione.

P.S.

La traduzione in“Patriota” del supereroe più eroe di tutti dei “Sette”, Homelander in lingua originale, ci piace veramente poco, ma non avremmo saputo fare di meglio.

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Redazione

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