The Circle

The Circle. Privacy, sicurezza, identità digitali e movimenti politici odierni?

Oggi vi vorrei parlare di un film che ho avuto modo di vedere un po’ di tempo fa in televisione, The Circle, diretto da James Ponsoldt. Premetto subito un breve giudizio complessivo sul film che purtroppo non è positivo. La verità è che The Circle non mi ha fatto impazzire come pellicola e che Tom Hanks ha interpretato sicuramente ruoli migliori e lavorato in film decisamente migliori, però, The Circle, in termini di cinepensiero, mi interessa in modo particolare perché ci pone di fronte ad uno specifico interrogativo al quale non è così semplice rispondere e cioè – le persone si comportano meglio quando sono “osservate”?

Rispondere non è facile, dicevo, perché intuitivamente, la prima cosa che ci viene in mente è proteggere la nostra privacy, specie al giorno d’oggi in cui viviamo praticamente attaccati a vari schermi, connessi ad Internet, a questa potentissima tecnologia della quale, purtroppo, sembra proprio per noi impossibile farne buon uso.

Il film è stato definito distopico. A tratti ricorda, infatti, the Truman Show (1997) ma anche un po’ S.Y.N.A.P.S.E (2000), fermo restando che entrambi i film sono sviluppati sicuramente meglio.

The Circle è tratto da un romanzo e probabilmente buona parte del suo insuccesso deriva dal fatto che lo sceneggiatore non è riuscito a creare qualcosa che potesse funzionare al cinema. Probabilmente se la sceneggiatura fosse stata pensata per una serie televisiva, il prodotto sarebbe stato migliore così come il feedback.

L’allusione al “cerchio” così come rivela il titolo del film, ci fa subito pensare a Google e Facebook, con la differenza che questo nuovo colosso dei social non è nella Silicon Valley, è la Silicon Valley. 

Senza fare spoiling, perché suppongo ci saranno persone, che anche solo per curiosità, vorranno vedere il film, la trama segue le vicende di una giovane donna di 24 anni di nome Mei che riesce a ottenere un colloquio di lavoro presso questo colosso del web, tramite l’intercessione di una sua amica che ha ormai alle spalle una solida carriera a The Circle.

E’ un po’ il posto di lavoro “dei sogni” che avrebbe, nella sostanza, aiutato Mei a risolvere vari problemi anche di tipo economico, facilitandola in quella che poteva essere “la svolta” della sua vita.

I creatori di The Circle, tra cui il personaggio interpretato da Tom Hanks, perseguono una specifica e chiara filosofia: vedere sempre tutto e tutti e sulla base del core value di questa solidissima azienda, i padri fondatori, producono tutta una serie di micro-telecamere evolutissime, piazzate ovunque, che permettono una visione a 360 gradi della realtà, sguardo meccanico che arriva dove l’occhio umano non può giungere, con la nobile finalità di supportare l’attivismo e registrare quando e dove le persone stanno sbagliando.

In seguito ad un incidente, Mei, dapprima restia a voler condividere la propria vita privata con il mondo intero, si offre volontaria per un esperimento di vlog e da allora la sua vita diventerà pubblica.

Fin qui niente di strano. Su youtube siamo pieni di questi e queste vlogger che ci bombardano l’anima quotidianamente su quello che mangiano, dove vanno in vacanza con il fidanzato, quando hanno il ciclo mestruale o non riescono ad andare di corpo e allora sono gonfie. E’ una scelta decidere di mettere a nudo sulla rete la propria vita e magari farsi pure insultare, ma ben venga l’insulto, visto che tali vlogger con l’insulto monetizzano e guadagnano sicuramente più di me che faccio ricerca dalla mattina alla sera. 

the circle

Il problema, dicevo, insorge quando la scelta non c’è più e sei obbligato a condividere la tua vita, perfino a votare on-line chi ti rappresenta in Parlamento. I capi di The Circle vogliono questo, il potere, schermandosi dietro parole e concetti come “attivismo”, “sicurezza” e “verità”.

Scusate, cari lettori, ma tutto ciò non vi ricorda i 5 stelle? I capi sono Grillo e Casaleggio; i dipendenti sono i 5 stelle e in quanto a concetti mascherati, praticamente ritrovate nell’ideologia di questi signori (si fa per dire, signori) tutta la filosofia dei media di Derrick De Kerckhove che tali soggetti hanno brutalmente vandalizzato e volgarizzato. 

Gli americani sostengono che The Circle dipinge il distopico panorama dell’utilizzo incontrollato della rete da parte dei cittadini statunitensi. 

Vorrei invitare gli amici americani a farsi un giro qui in Italia, dove siamo riusciti a trasformare la distopia in realtà. Dove in America film come The Circle appartengono al genere distopico, in Italia la distopia si concretizza. Siamo infatti governati da un comico (non ex, perché il comico continua a farlo) che, conoscendo molto bene il funzionamento della rete – e questo va riconosciuto – (Grillo è, infatti, uomo scaltro e intelligente) vuole trasformare la democrazia (sempre se ancora esista) in democrazia digitale.

Cioè, all’atto pratico, qui si è fatto un governo di larghe intese tra PD e 5 stelle, uniti ora per il bene del paese, per fare cosa? Per impedire che un altro uomo, che fino a ieri veniva chiamato Capitan Fracassa, potesse adornare l’Italia con un bel fiocco nero.

I nemici sono diventati amici per esorcizzare il paese da Matteo Salvini. E qui mi viene in mente un altro film, un cult, a differenza di The Circle, e cioè l’Esorcista. Penso alla scena finale in cui i due sacerdoti mettono al rischio le proprie vite per scacciare l’orribile demonio dal corpo di quella povera bambina.

Allo stesso modo vedo PD e 5 stelle gridare “il potere di Cristo ti espelle” sul paese per cacciare via la “Bestia”.

Tutto questo per dire che forse, e sottolineo solo forse, si è cacciato un fascista, che per quanto lo si chiamasse capitan Fracassa spaventava a quanto pare, per ritrovarsi tra i piedi un altro fascista, di generazione Nexus 6, un fascista digitale.

Ma va tutto bene, sarà un altro anno bellissimo.

The Circle, mi chiedo, verrà attuato anche qui? La privacy verrà completamente meno? Ha senso parlare di diritti umani? nel film ben rappresentati dalla vicenda dell’ex fidanzato di Mei.

Uno dei fattori che davvero “spingono” nel film è che la conoscenza è un diritto umano fondamentale di tutti e internet non è forse anche questo? Se si considera wikipedia o la didattica digitale di cui anche io prendo parte attiva con il mio canale youtube, allora internet è davvero veicolo di conoscenza e di stoccaggio e conservazione della nostra memoria a cui possiamo accedere sempre anche da telefonino ora.

De Kerckhove sostiene che oggi scriviamo e leggiamo in modo differente ma il “rincretinimento” conseguenziale ad intossicazione da rete, social network inclusi, con il mezzo in sé, non c’entra niente.

Non è colpa di Internet se la gente non è più capace di relazionarsi a persone in carne ed ossa. 

La persona digitale che è in ognuno di noi quando navighiamo, non significa che debba spersonalizzare la nostra essenza. La nostra identità non ha nulla a che vedere con la persona digitale che si assume (persona significa maschera) quando navighiamo in Internet. 

Una volta sconnessi, torniamo ad essere noi stessi e poi tutto dipende da che tipo di navigazione e che tipo di relazione, in un determinato momento, abbiamo con altre persone digitali.

Ci si può anche conoscere on line, diventare amici, marito e moglie, l’importante è aver chiaro che la persona digitale è uno, nessuno, centomila, mentre, l’identità dell’essere umano è una, la nostra. La mia è differente dalla vostra ad esempio.

Sui social è possibile essere al 100% se stessi? Io non credo, ma non è detto che usando bene i social, le persone digitali possano mettere un po’ della propria intelligenza, magari a disposizione, per risolvere problemi.

Non sto parlando di commentare la foto dell’amica che ha pubblicato on line uno scatto del suo ultimo bikini che poco lascia all’immaginazione. Sto parlando di intelligenza connettiva come sostiene de Kerckhove.

E’ chiaro che il problema della privacy si pone. Da un lato guardare tutto, permetterebbe di prevedere rapine e stupri, salvando vite umane, ma privacy e sicurezza sono per me due discorsi diversi, accomunati da un fattore, anzi da un fattore x: l’essere umano.

Che succede se qualcuno maneggia questo grande fratello? Nella posizione di vedere tutti, non si sentirebbe tipo Dio o non posterebbe sul suo blog un’immagine di lui che come Mosè apre le acque del mar Rosso?

Il problema è il monopolio di questa tecnologia nelle mani dell’uomo, imprevedibile per natura. Cerchiamo di non dimenticare mai che siamo esseri umani e in quanto umani imperfetti, dunque manipolabili ma anche manipolatori. 

Una tecnologia come quella presentata in The Circle potrebbe renderci più buoni? Persone migliori?

No, cari amici, la tecnologia non ha niente a che vedere con la moralità, con l’etica. Le persone non agiscono meglio o peggio se sono osservate.

I principi morali o si hanno o non si hanno, non è la tecnologia a darli. Se li hai, la tecnologia può essere una grande risorsa, se non li hai, allora la tecnologia potrebbe un giorno anche distruggere il mondo. Non è la tecnologia il problema, ma l’essere umano.

Sicurezza, sorveglianza, privacy verità… non sapremo mai da che parte stare a causa dei nostri difetti umani che ci faranno sempre entrare, uscire per poi rientrare dentro tanti cerchi, forse troppi.

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Chiara Bellucci

Humanities – Divulgazione digitale nasce da un’idea di Chiara Bellucci, Dottorato di ricerca in Scienze Umanistiche con valutazione finale: ottimo. Completano il profilo professionale i 24 CFU richiesti per l’insegnamento di cui 12 crediti formativi conseguiti presso l’Università Telematica Internazionale Uninettuno: – Psicotecnologie: 6 crediti (Votazione 30 ) – Metodi della ricerca sulla comunicazione 6 crediti (Votazione: 30 e Lode)

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