Travaglio, confuso e infelice

Secondo Marco Travaglio il M5S è l’unico a guadagnare nei sondaggi. Forse è così, ma in un universo parallelo di cui ignoriamo, per fortuna, l’esistenza

L’allucinazione di Marco Travaglio, se non fosse sintomo di confusione mentale e di alienazione dalla realtà, sarebbe anche divertente.

Che sia disposto a raccontare qualsiasi fandonia per il suo movimento è cosa ormai nota ai più, eppure la scorsa domenica, il direttore della Pravda grillina ha decisamente esagerato.

Sul giornale da lui diretto infatti ha scritto un lunghissimo, quanto confuso, editoriale in cui cercava in tutti i modi di convincere  i suoi lettori (sempre meno) che i grillini crescono nei sondaggi.

Proprio così, sostiene questo: ossia che i pentastellati stanno crescendo nei sondaggi.

Per cercare di ancorare alla realtà questa sua fantasia (o speranza), Travaglio ci spiega che il M5S, secondo l’ultima rilevazione di Nando Pagnoncelli pubblicata sul Corriere della Sera, è cresciuto di un punto rispetto a fine novembre e di mezzo punto rispetto alle ultime Europee, assestandosi al 17,7 per cento. Aggiunge infine che i grillini sono i soli a crescere da maggio, insieme a Fratelli d’Italia. Ok, le cifre di Pagnoncelli sono queste, Travaglio le ha riportate giuste, pur ignorando volontariamente le rilevazioni fatte da altri istituti; usarle però per sostenere che i grillini “crescono nei sondaggi” le fanno diventare una barzelletta.

Travaglio, confuso e infelice

Travaglio scorda, e lo fa apposta, troppe cose, primo: il 32 per cento ottenuto alle politiche del 2018, si è dimezzato, divorato da Salvini. Secondo, le regionali tenute fino ad ora, Sardegna e Umbria, hanno evidenziato l’enorme periodo di difficoltà che sta vivendo il M5S. Terzo: Pagnoncelli è l’unico che dà in crescita il M5S. Travaglio ignora gli stessi istituti di statistica e sondaggi che usa, in altre occasioni, per sottolineare lo scarso appeal elettorale delle nuove formazioni di Renzi e Calenda. In pratica se i sondaggi dicono che quelli a lui antipatici (perché di questo si tratta) perdono punti, allora li usa, se dicono che a perdere punti è il M5S allora li ignora.

Insomma, la sua tesi sulla crescita del M5S fa ridere, ma ci fa anche preoccupare per lui. Forse per il direttore del Fatto è giunto il momento di prendersi una vacanza.

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Redazione

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