Tutte le condanne di Travaglio

Quante volte è stato condannato? Sono molte le condanne collezionate da Marco Travaglio, qui le raccogliamo tutte. Possiamo definirlo un diffamatore seriale.

Lui si vede come una specie di super-eroe della libera informazione la cui missione è quella di punire i malvagi e redimere la Nazione.

Ma le cose non stanno così, quando parliamo di Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, parliamo di una persona che ha fatto della diffamazione il suo modus operandi e che nel suo mondo ha trasformato l’insinuazione in verità.

Ma le insinuazioni restano insinuazioni, le verità restano verità.

Ma vediamo quante volte è stato condannato.

Nel 2000 è stato condannato in sede civile,[82][83] dopo essere stato citato in giudizio da Cesare Previti a causa di un articolo in cui Travaglio aveva definito Previti «futuro cliente di procure e tribunali» su L’Indipendente. Previti era effettivamente indagato ma a causa dell’impossibilità da parte dell’avvocato del giornale di presentare le prove in difesa di Travaglio in quanto il legale non era retribuito, il giornalista fu obbligato al risarcimento del danno quantificato in 79 milioni di lire.

Il 4 giugno 2004 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile a un totale di 85 000 euro (più 31 000 euro di spese processuali) per un errore contenuto nel libro La Repubblica delle banane scritto assieme a Peter Gomez e pubblicato nel 2001; in esso, a pagina 537, si attribuiva erroneamente all’allora neo-parlamentare di Forza Italia, Giuseppe Fallica, una condanna per false fatture che aveva invece colpito un omonimo funzionario di Publitalia. L’errore era poi stato trasposto anche su L’Espresso, il Venerdì di Repubblica e La Rinascita della Sinistra, per cui la condanna in solido, oltreché alla Editori Riuniti, è stata estesa anche al gruppo Editoriale L’Espresso. Nel 2009, dopo il ricorso in appello, la pena è stata ridotta a 15 000 euro

Il 5 aprile 2005 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme all’allora direttore dell’Unità, Furio Colombo, al pagamento di 12 000 euro più 4000 di spese processuali a Fedele Confalonieri (Mediaset) dopo averne associato il nome ad alcune indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali, invece, non era risultato inquisito.

Il 20 febbraio 2008 il Tribunale di Torino in sede civile lo ha condannato a risarcire Fedele Confalonieri e Mediaset con 26 000 euro, a causa di una critica ritenuta «eccessiva» nell’articolo “Piazzale Loreto? Magari” pubblicato nella rubrica Uliwood Party su l’Unità il 16 luglio 2006

Nel giugno 2008 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme al direttore dell’Unità, Antonio Padellaro, e a Nuova Iniziativa Editoriale, al pagamento di 12 000 euro e al pagamento di 6000 euro di spese processuali per un articolo sulla giornalista del TG1 Susanna Petruni. L’articolo descriveva la giornalista come personaggio servile verso il potere e parziale nei suoi resoconti politici. «La pubblicazione – si legge nella sentenza – difetta del requisito della continenza espressiva e pertanto ha contenuto diffamatorio»

Il 21 ottobre 2009 è stato condannato in Cassazione (Terza sezione civile, sentenza 22190) al risarcimento di 5000 euro nei confronti del giudice Filippo Verde che era stato definito «più volte inquisito e condannato» nel libro “Il manuale del perfetto inquisito”

Affermazioni giudicate diffamatorie dalla Corte in quanto riferite «in maniera incompleta e sostanzialmente alterata» visto il «mancato riferimento alla sentenza di prescrizione o, comunque, la mancata puntualizzazione del carattere non definitivo della sentenza di condanna, suscitando nel lettore l’idea che la condanna fosse definitiva (se non addirittura l’idea di una pluralità di condanne)»

Il 18 giugno 2010 è stato condannato dal Tribunale di Torino – VII sezione civile – a risarcire 16 000 euro al Presidente del Senato Renato Schifani (che aveva chiesto un risarcimento di 1 750 000 euro) per diffamazione avendo evocato la metafora del lombrico e della muffa a Che tempo che fa il 10 maggio 2008.

L’11 ottobre 2010 Travaglio è stato condannato in sede civile per diffamazione dal Tribunale di Marsala, per aver dato del “figlioccio di un boss” all’assessore regionale siciliano David Costa, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e poi assolto in appello. Travaglio è stato condannato a pagare 15 000 euro

Il 15 febbraio 2017 il giornale Il Fatto Quotidiano, diretto da Marco Travaglio, è stato condannato in primo grado dal tribunale civile di Roma per diffamazione nei confronti di Giuliano Amato. La sentenza afferma che negli articoli del Fatto, a firma di Marco Travaglio: “non può non riconoscersi la sussistenza del reato di diffamazione aggravata a mezzo stampa, sussistendone gli elementi oggettivo e soggettivo, che, come noto, il giudice civile può accertare in via incidentale”

Il 23 gennaio 2018 è stato condannato per diffamazione dal Tribunale di Roma in merito ad un editoriale su Il Fatto Quotidiano contro tre magistrati siciliani, riguardo alla latitanza di Bernardo Provenzano; la provvisionale disposta ammonta a 150 000 euro.

Il 22 ottobre 2018, il tribunale civile di Firenze lo ha condannato (in solido con la giornalista Gaia Scacciavillani e con la Società Editoriale Il Fatto) al pagamento di una somma di 95 000 euro a titolo di risarcimento per diffamazione nei confronti di Tiziano Renzi (padre di Matteo). Era stato citato in giudizio per diffamazione per due editoriali su Il Fatto Quotidiano riguardanti un processo penale per bancarotta che ha visto lo stesso imputato assolto con formula piena. Il 30 giugno 2022 la sentenza è stata confermata in appello.

Il 16 novembre 2018, in un procedimento (relativo alle parole pronunciate nel corso di un’ospitata nella trasmissione “Otto e mezzo”), Travaglio è stato condannato dal Tribunale di Firenze al pagamento di 50 000 euro per diffamazione nei confronti di Tiziano Renzi. Con riguardo a questa seconda condanna, Travaglio dichiara nel suo editoriale su Il Fatto Quotidiano del 17 Novembre 2018 di non avere avuto notizia alcuna del processo in corso contro di lui.

Il 5 febbraio 2022 viene condannato a una multa di 3000 euro per aver insinuato che il finanziamento del costruttore romano Parnasi per la campagna del sindaco di Milano Sala non fosse trasparente.

Il 4 giugno 2022 Viene condannato insieme a Ilaria Proietti e Carlo Tecce a pagare 38000 euro alla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Anche in questo causo il reato per cui è stato condannato è “Diffamazione”

Il 6 ottobre del 2023 viene condannato a pagare ottantamila euro più le spese e gli interessi al senatore Matteo Renzi, più volte diffamato dallo stesso Travaglio e dal Fatto Quotidiano

LE CONTINUE CONDANNE SONO ANCHE LA CAUSA DEL CROLLO IN BORSA DELLA SEIF, LA SOCIETA’ CHE GESTISCE IL FATTO QUOTIDIANO

LEGGI ANCHE I NOSTRI ARTICOLI SU SCANZI E DI BATTISTA

Se anche secondo voi Travaglio dovrebbe essere radiato dall’ordine dei giornalisti firmate la nostra petizione

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Redazione

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