Bestemmiare fa bene

Secondo uno studio della Keele University, bestemmiare fa bene alla salute. Diminuisce lo stress e allevia il dolore

«Talvolta arrabbiarsi un po’ fa bene perché ci fa svegliare questo rapporto di figlio a Padre, di figlia a Padre che noi dobbiamo avere con Dio»

A dirlo è stato il massimo esperto in materia, l’autorità con la A maiuscola: Sua Santità Papa Francesco. E chi siamo noi per mettere in dubbio le sue parole?

La bestemmia nei tempi passati

Secondo gli esperti, la bestemmia nel senso di insulto alla divinità nasce addirittura 3000 anni fa quando gli egizi erano soliti apostrofare Nefti, dea dell’oltretomba, come “femmina senza vulva”, e il dio del sole Ra come “la cappella vuota”

Anche i greci non erano immuni da questa pratica, tuttavia era usata molto di rado in quanto temevano le punizioni divine. Questo vale anche per i Romani, veri maestri di parolacce e insulti ma non grandi bestemmiatori.

Tempi moderni

La bestemmia moderna associata al cristianesimo nasce proprio con Gesù, accusato addirittura di bestemmia per essersi definito figlio di Dio, come raccontano gli evangelisti Matteo e Marco.

L’esplosione vera e propria del fenomeno avviene nel basso medioevo, con lo scontro tra Guelfi, sostenitori del papa, e i ghibellini, sostenitori dell’imperatore, portando allo scontro ideologico del potere spirituale con quello temporale.

Questo spiega anche perché si bestemmia di più nel Nord Italia, in quanto il centro Italia era sotto il regno papale mentre il sud era sotto la dominazione dei Borboni, famiglia strettamente Cattolica.

Molto curioso che nel 1537 nasce la magistratura degli “Esecutori della Bestemmia” in una delle patrie della bestemmia per eccellenza, ovvero Venezia. Questi esecutori si occupavano dei reati contro la religione, cosa molto comune in quei luoghi.

Bestemmiare fa bene

Bestemmiare fa bene ma può essere reato

Arrivando ai giorni nostri bisogna ricordare come bestemmiare era considerato reato in Italia fino al 1999, dovuto ad una norma del Codice Rocco del 1930. Con il nuovo millennio la bestemmia è stata ridotta da reato ad illecito amministrativo, con sanzioni pecuniarie fino a 309€

Nonostante ai giorni nostri la pratica della bestemmia è molto più accettata e tollerata, sembra che l’abitudine sia in declino, dovuto ad un vero e proprio boom delle parolacce.

Parlando un po’ della geografia, come detto prima si bestemmia di più nel Nord Italia dovuto alle influenze cattoliche negli anni dal basso medioevo fino all’unificazione d’Italia. Possiamo considerare come vere e proprie patrie Toscana e Veneto.

In Toscana la bestemmia contro il sacro proviene da una tradizione laica e con tendenze anarchiche.
In Veneto invece è dovuto probabilmente al fatto che la Repubblica di Venezia si è sempre opposta al potere clericale.

Dobbiamo tuttavia puntualizzare che in queste due regioni associare la figura canina o suina al signore è ormai a tutti gli effetti un intercalare, da non confondere con la bestemmia vera e propria che può essere anche molto creativa.

Ma perché si bestemmia?

Solitamente si fa per la rabbia ma in realtà si può usare in qualunque situazione: per spavento, per gioia, per dolore, o semplicemente per rafforzare un concetto.

Secondo uno studio della Keele University, bestemmiare fa bene alla salute. Aiuta nella gestione del dolore, aumentano le prestazioni durante uno sforzo (addirittura del 4% rispetto a chi non inveisce secondo lo studio) e ci libera dello stress.

Il ricercatore Richard Stephens spiegò ” abbiamo sempre pensato che la bestemmia fosse un semplice fenomeno linguistico, invece questa azione si inserisce direttamente nei centri emotivi del cervello presente nell’area destra del cranio mentre il linguaggio è nell’area sinistra”

Ad oggi le democrazie occidentali, con eccezione di Italia e Irlanda, tendono ad abrogare o ammorbidire le leggi sulla balsfemia, mentre addirittura 12 paesi ( Afghanistan, Iran, Emirati Arabi Uniti, Malesia, Maldive, Mauritania, Sudan, Nigeria, Qatar e Yemen) prevedono addirittura la pena di morte.

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Redazione

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