Gangs of London recensione

In onda su Sky Atlantic Gangs of London, non certo è la Gomorra inglese che ci avevano preannunciato.

Serie violenta sin dall’inizio con un uomo appeso a testa in giù da un edificio e pronto per essere bruciato. Se sei allergico alle scene troppo cruente allora questa nuova produzione Sky non fa per te ma se ti sei fatto le ossa guardando Peaky Blinders appassionandoti alle storie crime ambientate nella fumosa Inghilterra allora puoi andare avanti e goderti lo spettacolo.

Gangs of London, recensione

Ce l’hanno presentata come la Gomorra inglese, non lo è, diciamolo subito e togliamoci il pensiero. Non ha la veridicità, la crudezza, il ritmo, la puzza di strada e la follia di Gomorra, ma questo non significa che Gangs of London sia una brutta serie. È un prodotto Sky, questo da solo significa qualità, ha un buon cast, fotografia e regia sono ben curate ma tutti questi pregi non ne faranno un fenomeno mondiale com’è successo alla serie di Ciro e Gennaro.

Ma quale Gomorra inglese…

Scritta da Gareth Evans e Matt Flannery, che si sono fatti le ossa  lavorando su film asiatici di arti marziali, Gangs of London si concentra sui Wallaces, una famiglia di gangster che domina la City.

Mantengono la pace tenendo bande rivali in una specie di società libera, assicurando che tutti possano svolgere le loro attività senza essere disturbati e senza pestarsi i piedi tra loro.

Il “bordello” inizia quando il boss Finn Wallace (interpretato dal sempre bravissimo Colm Meaney), viene assassinato.

A sparare è stato uno “zingaro”, ma non sappiamo chi abbia commissionato l’omicidio e cosa principale il ragazzo non sapeva assolutamente che stava sparando al pezzo più grosso della malavita londinese.

I Wallace sospettano gli albanesi perché l’omicidio è avvenuto nel loro territorio, tutti gli altri invece sospettano di tutti gli altri (perdonateci il gioco di parole) ma nessuno, a parte Sean Wallace, figlio del boss, interpretato da Joe Cole (a proposito di Peaky Blinders) sembra essere troppo infastidito da questo omicidio, più che altro iniziano a preoccuparsi e a lamentarsi delle conseguenti perdite nei loro affari.

Droga e grattacieli

L’impero di Wallace, fatto di grattacieli costruiti e in costruzione, droga, armi, accordi con clan di mezzo mondo, ha anche un vice, l’uomo che lo ha costruito insieme a Finn – Ed (Lucian Msamati), il suo migliore amico fin dall’infanzia.

Ed vorrebbe mantenere un profilo basso e far ripartire gli affari, le sue intenzioni però non coincidono con quelle di Sean che vorrebbe mettere a ferro a fuoco la città fino a che non esca fuori il mandante dell’omicidio.

Man mano che la caccia si espande, un piccolo tirapiedi dei Wallace, Elliot (un superbo Sope Dirisu), coglie l’occasione per salire di grado. Ci riesce attraverso due episodi, il primo è una rissa in un pub dove ne stende da solo una decina, aiutandosi con una freccetta, probabilmente una delle scene di rissa più belle mai viste in TV . Il secondo è il ritrovamento dell’autista di Finn, scomparso dal momento dell’uccisione del boss.

Le scene violente di lotta sono spesso portate all’inverosimile tuttavia riescono a mantenersi credibili, seppur restando sul bilico della farsa, sono ben coreografate, originali, appassionano lo spettatore con la loro dinamicità, in questo Gangs of London è più simile alla serie Sky, Warrior (quella dei cinesi dove si menano in continuazione a colpi di kung-fu) che a Gomorra.

Il bisogno di sparare

In Gangs of London la violenza viene specificata, ha bisogno di essere messa in scena per rendersi visibile, non è un silenzioso sottofondo come in Gomorra dove non bisognava farla uscire, lì sappiamo già che c’è, infatti le scene di uccisione in Gomorra sono quasi sempre fredde, asettiche e trasmettono normalità.

A Londra invece il cattivo ha bisogno di sparare centomila colpi di mitra per essere riconosciuto tale, ha bisogno di dare fuoco a tutto, di alzare la voce, di minacciare con la pistola. In questo sta la sostanziale differenza tra le due serie.

Nel complesso però , Gangs of London promette di essere un piacevole e selvaggiamente raffinato giro di giostra che può rendersi interessante attraverso intrighi e segreti che abbiamo cominciato a intravedere sullo sfondo e che verranno alla luce nei prossimi episodi.

Spiegarvi nel dettaglio, a questo punto, significherebbe fare spoiler, non siamo qui per questo, non vogliamo raccontarvi la serie, ve la stiamo solo consigliando, pur con qualche riserva.

P.S.

Nel cast ritroviamo con piacere anche Michelle Fairley! La madre degli Stark nel Trono di Spade, confessiamo che è stato per lei che abbiamo deciso di vedere le prime tre puntate.

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Redazione

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