Putin scaricato da Cina e India

L’uomo che voleva essere zar ormai è solo, abbandonato anche dai paesi amici.

Putin sempre più solo anche tra i Paesi alleati o amici. Turchia, India e persino il regime comunista dittatoriale cinese sono critici sulla guerra.

Il summit in Uzbekistan, teorico «cortile di casa» della Russia, ha costretto Putin, soprattutto, a incassare. Modi, il premier indiano, ammonisce: «Questa non è un’era di guerra». E i «dubbi e preoccupazioni» di Pechino sono noti. Anche l’ambiguo Erdogan invita a «finire il conflitto ucraino». La Russia è isolata.

A Samarcanda il leader del regime mafioso russo era andato proprio a cercare aiuto, non solo dal governo cinese, ma anche da quel gruppo di Paesi della Shangai Cooperation Organization, che aveva organizzato il vertice e che, sia pur in modo disordinato e poco coeso, si vorrebbe come alternativa all’Occidente, sempre più dominato dagli Stati Uniti.

Putin scaricato da Cina e India

Putin però qualcosa l’ha ottenuta, quanto meno sul piano dell’immagine ha potuto mostrare al mondo di essere ancora presentabile in società, anche se l’unico salotto che continua ad accoglierlo è fatto quasi esclusivamente di dittatori e autocrati, tra i quali perfino il turco Erdogan e l’indiano Modi possono vantare qualche apparenza democratica.

Putin scaricato da Cina e India

In Uzbekistan Putin ha però ricevuto critiche significative dai due principali membri del club, Cina e India.
Ma se era stato lo stesso Putin, alla vigilia dell’incontro con Xi Jinping, ad ammettere che Pechino nutre «dubbi e preoccupazioni» per il conflitto in Ucraina, nel caso indiano è stata New Delhi a rivelare che nel faccia a faccia di venerdì con il leader russo, il premier Modi gli ha detto chiaramente che «questa non è un’era di guerra» e che la loro discussione doveva servire «ad avanzare su un percorso di pace».

È un evidente cambio di tono da parte dell’India, storica alleata di Mosca e che da quando le sanzioni occidentali sono in vigore ha iniziato ad acquistare, pagandoli la metà, petrolio e fertilizzanti dalla Russia.

Presi insieme, gli avvertimenti dei due Paesi più popolati al mondo, cui va aggiunto l’invito di Erdogan a «finire al più presto il conflitto ucraino», vanno a inficiare quel racconto del Cremlino che ancora descrive la Russia cpme un paese protagonista di rapporti internazionali fondati sulla reciproca collaborazione e sugli scambi commerciali. Non è così, la Russia è sola e prossima al fallimento.

Ma anche altri indizi sembrano confermare il progressivo isolamento internazionale di Vladimir Putin. Per cominciare nessuna delle Repubbliche dell’Asia Centrale ex sovietica, ha mai riconosciuto l’annessione della Crimea, il caso del Kazakhstan è forse il più sintomatico. Infatti il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha di nuovo dichiarato che il suo Paese «rispetta l’integrità territoriale dell’Ucraina» e non riconosce le due Repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk.

Altro episodio che ha gelato il sangue a molti dalle parti di Mosca è stata la visita un pò a soprpresa di Xi Jinping, a Nursultan, la capitale kazakha, dove ha assicurato a Tokayev il sostegno della Cina alla difesa dell’indipendenza, pronunciandosi «contro ogni ingerenza esterna negli affari del vostro Paese». Un chiaro avvertimento che ha solo un destinatario: la Russia stessa.

Solo Iran e Corea del Nord aiutano la Russia

Putin è talmente disperato che è stato costretto ad accettare aiuto dalla Corea del Nord e dall’Iran. Due regimi da anni ai margini della comunità internazionale, che cercano anche loro di sfuggire all’isolamento imposto da sanzioni durissime.

In agosto, il dittatore coreano Kim Jong Un ha addirittura parlato di cooperazione «strategica e tattica» con la Russia, che dalla Corea sta acquistando ingenti quantità di missili e proiettili d’artiglieria. Mentre Teheran ha consegnato a Mosca in agosto una prima partita di droni, di cui l’armata russa ha urgente bisogno per le sue operazioni terra-aria e di guerra elettronica. Nell’Iran, che appoggia l’intervento armato in Ucraina, Putin cerca un altro contrappeso all’emarginazione in cui lo spingono le sanzioni dell’Occidente.

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si apre in questi giornii a New York, sarà la grande verifica della situazione Russa nell’attuale contesto internazionale. Lo schema della frammentazione è noto. Da un lato gli occidentali, dall’altro la Russia accusata di violare la Carta dell’Onu sostenuta con crescente cautela dalla Cina. In mezzo un gruppo anche maggioritario di Paesi che non vogliono fare una scelta di campo netta.

Al Palazzo di Vetro, Putin non ci sarà, ma il protagonista sarà comunque lui.

Condividi

Redazione

La nostra redazione comprende vari articolisti che imparerete a conoscere di volta in volta leggendo post specifici. Il lavoro di "squadra" rimane identificato come redazione

Potrebbero interessarti anche...